È il terzo ‘Veneziale’ eletto nel Consiglio regionale del Molise. Suo zio Gabriele fu presidente dell’Assemblea legislativa di via IV Novembre nei primi anni Ottanta. L’altro suo zio, Marcello, ha guidato l’esecutivo dal 1995 al 2000 (con l’intervallo del governo del ribaltone).
Carlo Veneziale, 46 anni, assicuratore. Da sempre a sinistra, la sua è una famiglia di saldi valori socialisti, nel Pd esponente della minoranza. Ma il congresso, ragiona nei primi commenti coi giornalisti, è finito. Vicino al deputato Danilo Leva, che insieme al senatore Roberto Ruta lo indicò al governatore Frattura per il vertice di Finmolise. Uomo di squadra, però, non di corrente.
I suoi tratti distintivi vengono fuori subito. Sul caso ‘Corecom’, ovvero l’iscrizione all’ordine del giorno della sostituzione di Francesco Di Falco, marca la differenza dal capogruppo dem. Senza dirlo né polemizzare. Nei fatti il suo orientamento è diverso da quello di Totaro. Convinto, quest’ultimo, che bisogna approfondire e capire se c’erano i presupposti per la revoca della nomina di Di Falco. Veneziale prende la parola e fa chiarezza in un dibattito che si era appigliato perfino a future ed eventuali modifiche della legge Severino. Di Falco è ‘inconferibile’ ai sensi del decreto 39/2013 – mette ordine il neo consigliere – e non della Severino. È stato condannato, non può essere destinatario di nomine regionali. Il Corecom rientra fra queste nomine? L’Avvocatura, chiamata in causa dall’ufficio di presidenza, ha concluso per il sì. Nulla osta, conclude, all’iscrizione dell’argomento nell’agenda dei lavori.
Le prime dichiarazioni del neo consigliere del Pd su Primo Piano Molise in edicola il 5 agosto 2015.