Il piccolo Molise che non vuole crescere e si vuole autocondannare a morte certa è tutto qui. Lo stesso che parla di turismo solo a chiacchiere è proprio a Capracotta, ha il suo emblema più significativo in Monte Capraro con le sue piste faraoniche. E chiuse. Perennemente, ormai, verrebbe da dire. Perché se non è per assenza di gestori, le piste di discesa del paese sono off limits per mancanza di neve. Eppure nel resto d’Italia si scia senza troppi problemi, che il cielo mandi giù la neve oppure no. Una banalità questa? Macché. Ha risvolti troppo profondi sul territorio perché incide nella vita di decine di attività economiche della zona e, di conseguenza, su quella di centinaia di persone. Il meccanismo che s’è innescato, infatti, è una vera mazzata per queste attività commerciali che, nell’ultimo periodo, si sono viste piovere addosso una marea di disdette di appassionati di sci alpino i quali, avendo saputo degli impianti chiusi, hanno mollato ristoranti, alberghi e attività commerciali e se ne sono andati altrove. Per una parte di Molise che pretende di vivere di turismo si tratta della peggiore delle situazioni possibili. Del baratro in cui la politica spinge i molisani che vorrebbero solo lavorare. Senza contare che il passaparola viaggia velocissimo e ci si mette un attimo ad essere dimenticati dall’elenco delle stazioni sciistiche in cui vale la pena trascorrere la settimana bianca. In tutto questo gli amministratori (comunali quanto provinciali e regionali) che fanno? Un bel nulla. Vale la pena ricostruire il quadro completo della situazione. Senza neve, l’impianto di sci alpino è fuori uso. Non ci si può sbagliare perché facendo un giro sulla webcam che inquadra la zona campeggia una scritta ineluttabile: “Impianto chiuso”. Ovviamente, senza specificare che si tratta di una questione momentanea, né fornendo rassicurazioni. Chi consulta il web per capire come andrà la vacanza che ha prenotato da tempo non troverà di certo belle notizie. Da qui a cancellare le prenotazioni il passo è breve. Lo è stato sicuramente per le centinaia di turismi che hanno ‘mollato’ le strutture di Capracotta, Agnone e Vastogirardi, ma anche dei centri limitrofi, in barba a tutti i loro sforzi per attirare clienti in più. S’erano inventati di tutto gli operatori, compreso convenzioni speciali con sconti e percorsi gastronomici per promuovere i prodotti del territorio. Tutto vano, adesso. Perché con l’impianto chiuso albergatori e ristoratori sono stati costretti a gettare le prenotazioni nella pattumiera. Il contraccolpo economico è stato enorme visto che Capracotta vive d’inverno e a poco serve la pista di Prato Gentile aperta: l’appeal che ha lo sci alpino è nettamente superiore a quello nordico. Chiedere spiegazioni è addentrarsi in uno ‘scarica barile’ tra istituzioni. Il Comune addossa la colpa alla Regione che non dà i fondi per i cannoni che possono garantire la neve artificiale. La Regione ribatte che Capracotta dovrebbe entrare in un circuito ampio che comprende anche Campitello e che punta alla crescita del turismo invernale molisano. Nel mezzo c’è la Provincia, a cui è deputata la delega al Turismo e che soldi (anche se pochi) ne ha dati, ma per una pista di pattinaggio di cui si sono perse le tracce. In altre parole, ci si sforza di più ad accampare scuse che a trovare una soluzione per non far scappare i turisti a gambe levate. Gli operatori della zona, dai ristoratori fino agli albergatori, passando per i bar, per le attività commerciali che ai turisti vendono i prodotti tipici, sono sul piede di guerra. Infuriati – è un eufemismo descriverli così – per una situazione che subiscono senza che ci si occupi di loro. In balia non del meteo, come certi politici vorrebbero far credere, ma delle scelte proprio della politica – a qualsiasi livello – che vanno nella direzione dell’antisviluppo turistico. Per far restare Capracotta inchiodata all’anno zero, impedendone il rilancio (perché ormai il lancio è bello che sfumato). E condannare gli operatori del settore turistico a dover mollare gli investimenti in altissimo Molise. Quella decisa dai politici per Capracotta, Comune e Regione in primis, non è la ricetta dello sviluppo, ma quella della morte certa. Turistica innanzitutto, e poi di tutto il resto del territorio. E chi non si fida provi a chiedere agli operatori del settore cosa ne pensano…

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