Incredulità. Forse, di tutte le reazioni, questa è la più persistente. Quella che rimane per lunghi minuti dopo aver letto sui siti di informazione o ascoltato alla radio o visto in tv che il Papa si è dimesso. Motivazioni da uomo per il vicario di Cristo: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Lo dice, sommesso, in latino durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto: “Lascio per il bene della Chiesa. Vivrò una vita di preghiera”. Teologo, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, per 27 anni al fianco di Giovanni Paolo II, poi 265esimo papa di Roma, il nono tedesco. A 86 anni Joseph Ratzinger, salito al soglio di Pietro con il nome di Benedetto XVI, lascia il pontificato. Il 28 febbraio l’addio ufficiale, a marzo il Conclave e prima di Pasqua il successore di Benedetto XVI. Fu eletto Papa al quarto scrutinio il 19 aprile 2005. “Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, disse affacciandosi alla Loggia. Da quel giorno ha affrontato un tempo difficile per la Chiesa: il processo di secolarizzazione della società occidentale, le accuse di pedofilia che hanno investito diversi ecclesiastici, la questione dello Ior con il brusco cambio al vertice e lo scandalo ‘Vatileaks’ con la rivelazione di carte segrete vaticane, documenti e lettere private del Papa. L’ultimo periodo del pontificato è segnato dalla condanna del suo maggiordomo Paolo Gabriele. È il sesto a lasciare il soglio di Pietro, ma l’ultima volta era accaduto nel 1415. E il parallelo, unanime, è stato con Celestino V, il Papa del gran rifiuto. A Benedetto XVI tocca un destino diverso rispetto all’eremita molisano (per il quale Dante parlò di ‘viltade’). Coraggio, esempio, modernità: sono fra le parole più utilizzate per commentare l’annuncio di Ratzinger. Che a dicembre è sbarcato su Twitter. L’ultimo cinguettio papale il 10 febbraio: “Dobbiamo avere fiducia nella potenza della misericordia di Dio. Noi siamo tutti peccatori, ma la Sua grazia ci trasforma e ci rende nuovi”. Giovedì scorso l’ultimo incontro con il Capo dello Stato italiano. “Traspariva come fosse provato e consapevole anche di una fatica difficilmente sostenibile. Credo che il suo sia stato un gesto di straordinario coraggio – commenta Napolitano – e senso di responsabilità. Anche il tenere sulle proprie spalle un mandato così straordinariamente impegnativo, com’è quello del Pontefice della Chiesa cattolica, deve fare i conti con il prolungarsi della vita, e il prolungarsi della vita non sempre in condizioni egualmente sostenibili. Grande coraggio, grande generosità e, da parte mia, moltissimo rispetto”. Il governatore Iorio aggiunge: “Restiamo tutti sorpresi ma conosciamo la ponderatezza con cui questa decisione è stata assunta. Il Molise è particolarmente vicino al Santo Padre in questo momento come lo è stato in tutti gli anni del suo Papato e lo sarà sempre in futuro. Lo è anche per essere la terra di un altro grande Papa, Celestino V, che fece lo stesso gesto come massimo dono per la Chiesa che era stato chiamato a guidare. Ho ancora nel cuore l’emozione dell’incontro avuto in occasione del dono dell’Albero di Natale. Sono certo che Egli non farà mancare il suo paterno, saggio e illuminato sostegno ai cristiani e all’intera umanità, che sempre e comunque gli ha riconosciuto una eccezionale statura intellettuale, morale e politica”.