“Andavo da San Jeronimo verso il porto quasi addormentato quando dall’inverno una montagna di luce gialla, una torre fiorita spuntò sulla strada e tutto si riempì di profumo. Era una mimosa”.
È il simbolo della festa della donna e Pablo Neruda scriveva così di un fiore che si dice abbia proprietà curative. Lenisce le ferite, ma come rimarginare l’orrore di 124 donne ammazzate nel 2012, spesso dai partner e purtroppo non solo?
Maria Antonietta Ciccotti aveva 57 anni, picchiata a sangue dal figlio Carmine Galante nella loro casa di guglionesi è morta dopo 4 mesi di agonia. Stefania Cancelliere voleva riconquistare la sua vita, una vita normale, a cui l’ex marito Roberto Colombo ha messo fine a giugno scorso a colpi di matterello. Lo aveva denunciato per stalking. Non è bastato, non può bastare allora una mimosa.
Viveva a Legnano Stefania, a Isernia la sua famiglia aspetta giustizia.
È questa l’emergenza, perché almeno altre 10 donne sono state già assassinate in Italia dall’inizio del 2013. Lo rimarca la segretaria della Cgil del Molise Erminia Mignelli: è questo il tema dell’8 marzo. Insieme alla crisi che morde su chi il lavoro lo ha dovuto conquistare e che ancora guadagna meno degli uomini.
Di statistiche sono pieni questi giorni di ricorrenza: nel Molise le donne nei Cda sono 5 su 100, in Italia il dato è del 14%. In consiglio regionale quest’anno le quote rosa sono salite: 3 elette su 21, prima ce n’era una sola.
Ma cosa vogliono le donne del 2013, che combattono battaglie quotidiane, piccole ma dirimenti, cosa vogliono le donne prese da problemi troppo vicini e terreni per pensare al femminismo? Nessuno si preoccupa di chiederlo, le risposte sicuramente sorprenderebbero perché vere. Magari affermarsi nella carriera e raggiungere traguardi ma con leggerezza, senza più quel buco allo stomaco perché il tuo piccolo ti aspetta casa, senza domandarti ad ogni assenza “che razza di madre sono”….
Oppure vogliono un ex che accetta la fine di un matrimonio come una cosa della vita e non ti uccide lasciando orfani i tuoi e i suoi figli. Drammaticamente, più si evolve la società e meno questi concetti sembrano condivisi. In una follia che non conosce differenze di istruzione e ceto, che giustifica i soprusi commessi spesso su una madre davanti ai suoi bambini.
Tema collettivo e individuale, l’8 marzo allora diventa l’affermazione di un principio di civiltà.

 

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.