Tutta l’Argentina festeggia l’elezione del nuovo Papa: Francesco.
È il primo pomeriggio quando arriva la notizia lì, al di là dell’oceano. A miglia e miglia dall’Europa, continente dal quale erano tutti sicuri venisse fuori il nome del nuovo Pontefice.
E invece no. Questa volta è l’America del Sud che esulta. E lo fa subito dopo l’urlo del presidente della Camera dei deputati di Buenos Aires, Julian Dominiguez: “Il Papa è argentino”.
Tutta la capitale si ferma. Festa grande per il cardinale diventato Capo della Chiesa universale.
Migliaia di fedeli si ritrovano nella cattedrale cittadina per pregare, gioire e sperare.
Esultanza doppia per gli italiani che vivono in Argentina dove fra l’altro numerose sono le comunità molisane.
A loro l’emozione di gioire per un Papa che conoscono personalmente, che hanno visto agire e lavorare lungo le strade del paese sudamericano; ma anche la commozione di sapere che quel Papa è mezzo italiano proprio come loro. Figlio di un piemontese emigrato in Argentina in cerca di lavoro. Proprio come loro.
Tony Manocchio, molisano di Baranello, impiegato a Buenos Aires, raggiunto al telefono è in piena festa: “Ho appena finito di lavorare – racconta – qui in città sono tutti per strada. Festeggiamo un’elezione inaspettata. La notizia ci ha colto tutti di sorpresa. Non avremmo mai immaginato che l’Argentina potesse essere rappresentata dal Capo della Chiesa”.
Parla a metà fra l’italiano e lo spagnolo, Tony. “Argentina está celebrando” ripete continuamente per sottolineare la grande festa che in quelle ore si sta consumando lungo le strade del Paese.
Tony conosce bene il nuovo Papa. A Buenos Aires lo conoscono tutti. “Qui da noi – spiega – era sempre in mezzo alla povera gente. Lui è conosciuto perché ha continuamente lavorato per i più poveri e i più bisognosi. Un Papa così sono sicuro che farà soltanto del bene alla Chiesa”.
Con Tony, ci sono tanti altri molisani.
La signora Teresa Chiarullo, pensionata, è felice e commossa e al telefono ripete continuamente: “Il Papa es de Argentina”, “il Papa es de Argentina”.
Anche lei spera che finalmente cambi qualcosa per il mondo. “Il cardinale Bergoglio – racconta la signora Teresa – è un uomo di chiesa che vive con i poveri e per i poveri”. A questo punto le diciamo che il nome che il cardinale ha scelto per il pontificato è Francesco e per la signora Teresa non è una sorpresa: “Uno come lui – dice – che qui a Buenos Aires e in tutta l’Argentina ha operato come il Santo italiano d’Assisi non poteva che chiamarsi così”. E chiude: “Dios bendiga Papa Francesco”.
Caterina Manocchio, 50 anni, insegnante di origini molisane è a scuola quando arriva la notizia. E le lezioni, ovviamente si fermano. “Qui nel nostro Paese – dice Caterina raggiunta telefonicamente – il cardinal Jeorge Mario Bergoglio è un riferimento per tutta la Chiesa. È un trascinatore di folle ma soprattutto dei giovani. Lui è l’aire nueva para todo el mundo. È l’uomo giusto per Roma”.
Caterina conosce bene la storia dell’arcivescovo, al secolo Papa Francesco. Ricorda che nei suoi interventi spesso raccontati dalle tivvù sudamericane emergeva spesso la sua disapprovazione verso l’eccessiva rigidità della Chiesa soprattutto in materia di sessualità e la sua autoreferenzialità.
“Sono sicura – dice quindi Caterina – che Papa Francesco porterà delle innovazioni anche per quanto riguarda i divorziati. Dio vuole l’amore non le chiusure a priori”.
Eppoi ricorda ancora: “Qui in Argentina fece un gesto qualche anno fa, se non sbaglio era proprio il 2000, che suscitò clamore e approvazione: invitò la chiesa ad indossare le vesti della pubblica penitenza, per le colpe commesse negli anni della dittatura. Quel gesto di riconoscimento pubblico delle colpe commesse ha scosso le coscienze di tutti facendoci avvicinare molto di più all’istituzione ecclesiale”.
Gioia dunque in Argentina ma anche stupore. Perché, lo dicono tutti, nessuno se lo aspettava. E Caterina prova anche a spiegarne il motivo: “Credo che qui in Argentina nessuno immaginasse questa elezione perché il nostro arcivescovo era stato indicato come probabile Papa nel conclave del 2005, ma in questa occasione nessuno qui aveva mai sentito né letto sui giornali che potesse nuovamente essere tra i più votati. Quindi ecco perché c’è alegría y sorpresa”.
Mentre Caterina continua a raccontare quello che conosce del loro arcivescovo e Papa della chiesa, al telefono torna Tony che ricorda: “Lo sapete che lui è un grande tifoso del calcio? Qui a Buenos Aires tifa per il San Lorenzo, una delle tante squadre della nostra città”.
Raccontano come un fiume in piena i molisani che sono in Argentina. E mentre lo fanno le agenzie italiane cominciano a tracciare il profilo di Papa Francesco. Ecco che le parole di Tony, di Caterina, della signora Teresa allora diventano estremamente attuali.
Perché anche le agenzie scrivono: Jorge Mario Bergoglio, oppositore del lusso e degli sprechi (ha vissuto in un modesto appartamentino e per spostarsi usa i mezzi pubblici), quando fu ordinato cardinale nel 2001, obbligò i suoi compatrioti che avevano organizzato raccolte fondi per presenziare alla cerimonia di Roma, a restare in Argentina e a donare i soldi ai poveri. Un’altra curiosità che lo riguarda è relativa alla sua giovinezza. Per mantenersi agli studi fece il buttafuori in un locale. Ma questo Tony & Co. non lo sanno. Sanno soltanto che adesso dall’Italia spira un nuevo viento. cristina niro