Un accordo di solidarietà che preveda una riduzione fino ad un massimo del 15% della retribuzione globale lorda a tutto il personale per un periodo massimo di tre anni; un nuovo contratto di lavoro coerente sia con la remunerazione attualmente riconosciuta dalla Regione sia con la personalità giuridica di diritto privato della Fondazione e con l’impegno a stabilizzare gli attuali contratti a termine, riconoscere un ad personam riassorbibile in conto futuri miglioramenti e la definizione degli acconti erogati sul tabellare e, inoltre, la costituzione di un tavolo di confronto periodico tra le organizzazione sindacali e la Fondazione Giovanni Paolo II sulle iniziative concordate.
Sono queste le proposte avanzate dalla Fondazione (ex Cattolica) per salvare i 400 lavoratori della struttura e non procedere ad alcun licenziamento. Il Consiglio di amministrazione ritiene ormai improrogabile procedere nella strada intrapresa ed auspica che le organizzazioni sindacali possano, nell’interesse di tutti i lavoratori, accettare le proposte avanzate che sono le uniche percorribili stante l’attuale situazione.
La Fondazione – si legge in una nota – continua a mantenere fede al suo impegno per salvaguardare la struttura, motivato da una difficile situazione iniziata alla fine del 2011, proseguita nel 2012 e riproposta a inizio 2013, quando la ex Cattolica aveva già attuato un’attenta rivalutazione che ha portato, a fronte di un esubero di 47 infermieri, ad un ritiro degli esuberi del personale tecnico sanitario di radiologia medica.
In documento trasmesso dall’ufficio stampa di contrada Tappino ricorda poi come si è arrivati alla situazione odierna: la Regione Molise negli ultimi anni di gestione ha posto in atto una strategia che puntava a ridimensionare le attività del Centro e i relativi finanziamenti; tale strategia, associata alla riduzione sensibile dei posti letto che, dai 216 del 2001, ai 180 del 2003 e infine ai 129 attuali, ha di fatto destabilizzato già nella seconda metà del 2011 l’equilibrio finanziario della Fondazione stessa, aggravandolo ancora di più con ritardi nella puntualità dei rimborsi. Questo quadro generale ha prodotto pertanto un grave e progressivo depauperamento delle risorse. Infatti – ribadiscono dall’ex Cattolica -, la Regione, non solo ha ridotto i letti ma ha anche imposto, in sostanza, il passaggio del Centro da struttura del versante pubblico a quello privato, non tenendo più conto della complessità dovuta alla tipologia di prestazioni e alle attività di ricerca e formazione, per cui di fatto ha considerato il Centro, da un punto di vista dei rimborsi, una casa di cura privata applicando lo stesso trattamento giuridico e tariffario.

 

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