“La Benemerita in Molise – Storia dei Carabinieri per una società e un territorio nel XIX secolo”. Nel titolo della sua nuova opera è già dichiarato l’obiettivo della ricerca, certosina e infaticabile, che lo storico Sergio Bucci ha condotto in questi anni e che restituisce una fotografia nitida e appassionata delle vicende che hanno caratterizzato l’arrivo dei Carabinieri in Molise, appena dopo l’unità d’Italia, e quindi della società dell’epoca.
Realizzato con rigore scientifico e col supporto di numerosi documenti e immagini, il volume è stato voluto dal Comando generale dell’Arma dei Carabinieri e dalla presidenza della giunta regionale del Molise, oltre che finanziato dall’Istituto di studi storici del Molise “Vincenzo Cuoco”. Presentato ieri sera al Teatro Savoia, alla presenza delle massime autorità politiche, civili e militari della regione costituisce un unicum in termini di custodia e valorizzazione della memoria collettiva di un popolo e di una delle sue istituzioni più amate: l’Arma dei Carabinieri. Agli indirizzi di saluto del governatore Donato Toma, del comandante della Legione Abruzzo e Molise, il generale Paolo Aceto, e del presidente dell’Iresmo Walter Santoro, hanno fatto seguito le relazioni del generale Antonino Neosi, direttore dei beni storici e documentali dell’Arma, e del prof di Storia contemporanea dell’Unimol Giuseppe Pardini. Al convegno, presieduto dal prefetto Vincenzo Cardellicchio, ha dato il suo contributo fra gli altri l’autore.
Sergio Bucci, ha evidenziato il presidente Toma anche nell’introduzione all’opera – orgoglioso perché ha «avuto l’onore di servire la Benemerita indossando la divisa con i gradi di ufficiale» –, propone con questo volume uno spaccato «inedito della storia del Molise attraverso la ricostruzione della presenza dei carabinieri sul nostro territorio. Relazioni, atti ufficiali, citazioni rendono avvincente la lettura di queste pagine, arricchite dagli episodi dei carabinieri che si distinsero nelle operazioni di soccorso, nella repressione dei crimini, nel sedare le rivolte popolari, nella lotta al brigantaggio». Tutela dell’ordine e della sicurezza, aiuto concreto ai cittadini nei momenti di bisogno: ancora oggi, a distanza di più di 200 anni dalla fondazione, l’Arma è tutto questo. Il Corpo, nato prima dell’Italia unita, ha dato un contributo fondamentale a «fare gli italiani», per dirla con Massimo D’Azeglio.
Fu il re sabaudo Vittorio Emanuele I a istituire il Corpo dei Reali Carabinieri nel 1814. Il nome, ha spiegato anche il presidente dell’Iresmo Santoro, deriva dalla carabina, un fucile leggero e maneggevole di cui erano dotati gli appartenenti a questo reparto d’élite. Il reclutamento avveniva solo tra i giovani di famiglie illustri e nobili, a cui era richiesto come primo requisito di sapere leggere e scrivere (all’epoca l’80% della popolazione era analfabeta).
Nel volume, Bucci snoda il suo racconto dal Molise pre unitario per poi passare a quello che ‘accolse’ i primi Carabinieri nel 1861. Le stazioni, la nascita della Legione di Napoli, i primi comandanti della Compagnia di Campobasso. E ancora la lotta al brigantaggio, il mantenimento dell’ordine pubblico, l’impegno nella gestione delle calamità (incendi, epidemie di colera). Gli aspetti logistici, dalla prima sede della Compagnia di Campobasso nel centro storico della città alla costruzione della Caserma di via Mazzini che ancora oggi la ospita. E il cameo dell’ufficiale poeta Felice Cau, comandante della stazione di Agnone. Per chiudere con una nuova proiezione, l’Arma alla vigilia del primo conflitto mondiale, e un’appendice documentale formidabile.

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