Lo sanno bene, purtroppo, i genitori molisani: se un bambino che vive nel Mezzogiorno si ammala, il rischio di doversi spostare in altre Regioni per curarlo è più elevato del 70% rispetto a quello di un bimbo che vive nel Centro o nel Nord Italia.
Il dato emerge da uno studio, pubblicato nel 2021 su “Italian Journal of Pediatrics”, che per la prima volta analizza in modo scientifico l’entità della migrazione sanitaria dei minorenni.
La mancanza di servizi ospedalieri complessi per la cura delle patologie dei più piccoli, a cui da anni si è cercato di sopperire con un protocollo con Santobono di Napoli, in Molise è stata aggravata dal Covid sono molteplici punti di vista. Intanto, perché non ci sono reparti Covid pediatrici e quindi i piccoli positivi al SarsCov2 che hanno bisogno di essere ricoverati vengono trasferiti a Napoli o al Bambino Gesù di Roma. L’area della pediatria ordinaria, inoltre, è stata strutturalmente ridotta al Cardarelli di Campobasso con la conseguenza che i posti letto a disposizione sono diventati assai esigui. Senza dimenticare la cronica carenza di pediatri che negli ultimi due anni ha causato il ricorso ai medici venezuelani e alle società esterne, misure peraltro tampone e non risolutive.
Una serie di fattori che rendono la vita di mamme e papà molisani assai complicata. Ad ogni problema di salute di un figlio piccolo, che richiede un minimo di indagine e approfondimento, scatta in automatico il pensiero: se avrà bisogno dell’ospedale, dove lo porto?
Come spesso avviene, è un problema che colpisce soprattutto il Mezzogiorno. Utilizzando i dati ministeriali sulle dimissioni ospedaliere del 2019, emerge che bambine, bambini e adolescenti residenti nel Sud rispetto a quelli residenti nel Centro­Nord sono stati curati più frequentemente in altre Regioni (11,9% contro 6,9%), percentuale che cresce sensibilmente soprattutto quando si considerano i ricoveri ad alta complessità (21,3% contro il 10,5%).
Il fenomeno – evidenzia Save the Children nell’Atlante dell’infanzia a rischio 2022 – ha un costo umano altissimo in termini di fatica, di spostamenti, di difficoltà a trovare un luogo dove riposare per i genitori, dell’essere isolati, lontani dalle proprie famiglie e abitudini. Ed è senz’altro il costo più importante. Ma ha anche un costo economico: lo studio pubblicato su “Italian Journal of Pediatrics” calcola che la migrazione sanitaria dal Meridione (dove risiede circa il 35% dei bambini e degli adolescenti) verso altre Regioni è costata 103,9 milioni, pari al 15,1% della spesa totale dei ricoveri, e l’87,1% di questo costo (90,5 milioni) ha riguardato la mobilità verso gli ospedali del Centro­Nord.
In alcune Regioni, inoltre, l’impatto economico della mobilità passiva è particolarmente elevato: per il Molise è pari al 45,9% di tutte le spese sanitarie per l’assistenza ai minori al di sotto dei 15 anni, per la Basilicata al 44,2%, per la Calabria e l’Abruzzo al 26,9 % e al 26,3%. In termini assoluti la Campania, regione del Sud con la più elevata popolazione tra 0 e 14 anni, è quella che spende di più per ricoveri fuori regione (25 milioni su un totale di 212, pari al 12% dei costi di ospedalizzazione per questa fascia di popolazione).
r.i.

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