Il rendiconto 2020 della Regione finisce davanti alla Corte Costituzionale e così pure il bilancio di previsione 2021. Il “disallineamento”, termine tecnico che ai profani non pare così grave, fra i numeri presentati a consuntivo da Palazzo Vitale e le indicazioni della magistratura di via Garibaldi dovrà trovare una risposta (le soluzioni sono quasi impossibili) davanti alla Consulta dunque. Detta in termini meno aulici e più pratici, la situazione debitoria dell’ente di via Genova è peggiorata, perché non si riesce a realizzare i piani annuali di ripianamento (e quindi il ‘rosso’ anche per questo aumenta). Anzi, come spiega la relazione sulla parifica, per esempio nel caso del trasporto pubblico locale, «non è risultato in grado di far fronte con regolarità neppure all’adempimento di obbligazioni “ordinarie”, quali la liquidazione dei corrispettivi dei contratti».
Il risultato di esercizio del 2021 è stato pari a -494 milioni di euro. Il disavanzo pro capite è il più alto d’Italia: 1.698 euro per ogni molisano (l’anno scorso era pari a 1.662). Nelle casse sono è entrato poco più di un miliardo di euro (per la maggior parte da voci tributarie). Idem per i pagamenti, prevalentemente per la spesa sanitaria (il 58,16% degli impegni). Tra le voci in aumento, i servizi istituzionali, lo sviluppo economico e il trasporto. Fra quelle che invece hanno visto diminuire i valori, le politiche sociali.
L’indebitamento – ha evidenziato il magistrato Domenico Cerqua dopo l’introduzione non di maniera ma di sostanza della presidente della Sezione di controllo Lucilla Valente – è ai limiti della sostenibilità. Circostanza che deriva anche dall’operazione di cancellazione dei residui attivi che non si possono più riscuotere perché la conseguenza, come in genere dell’emersione dei debiti fuori bilancio, è l’obbligo di garantire le coperture.
La sanità rimane la bestia nera del Molise. Allarmante, lo ha definito così il procuratore regionale Salvatore Nicolella, il disavanzo fatto registrare dall’Asrem nel 2021 (-54 milioni di euro su un totale di circa 500 milioni che annualmente le viene assegnato), anche perché non gravato dall’accantonamento di 40 milioni per il debito con l’Inps relativo ai contributi non versati dopo il sisma del 2002 dalle disciolte Asl. Un deficit solo attutito dall’attivo di 14 milioni maturato nello stesso anno dalla Gestione sanitaria accentrata della Regione (titolare dei rapporti con Neuromed e Gemelli). «I risultati negativi accertati dall’azienda sanitaria – si legge nella relazione della Sezione di controllo – (…) nel corso del tempo hanno concorso alla formazione di uno stock di perdite non coperte che perpetua le ragioni dell’assoggettamento della Regione al piano di rientro dal disavanzo e alle connesse misure di salvaguardia».
La Corte ha censurato, ancora una volta, anche il fatto che le strutture convenzionate con la Regione non abbiano firmato il contratto e abbiano invece attivato numerosi contenziosi, che producano «stabilmente prestazioni oltre il budget assegnato, non rendendo le note di credito dovute, gravando impropriamente sui conti della Regione in disavanzo». Le cliniche private, ha osservato la magistratura contabile, «non possono ritenersi estranei ai vincoli di sostenibilità dell’intero servizio sanitario regionale».
Criticità sono state rilevate anche nella gestione del personale, per esempio «la mancata rotazione degli incarichi» e la «vigenza di un’area quadri in fumus di incostituzionalità».
Il ritardo nell’attuazione del bando per l’affidamento del servizio di trasporto pubblico, inoltre, è uno dei rilievi mossi alla gestione del settore. L’altro è l’incapacità di pagare tempestivamente i concessionari. Nel 2021 la giunta ha riconosciuto con due delibere debiti fuori bilancio per prestazioni rese l’anno precedente dalle ditte del trasporto su gomma
(per circa 1 milione). Dei 27,4 milioni fatturati da Trenitalia nel 2021, invece, solo 7 milioni e 800mila euro sono stati saldati.
Numerose le sezioni del rendiconto 2021 dichiarate irregolari, il giudizio finale e formale sulla parifica resta invece sospeso finché non si pronuncerà la Consulta.

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