Niente nasce per caso, ha detto ieri a Campobasso il presidente del Consiglio nazionale dei giornalisti Carlo Bartoli. La sede inaugurata alla sua presenza, e con la partecipazione dei massimi rappresentanti istituzionali, è infatti il frutto di una gestione oculata delle risorse economiche.
In particolare, è stata acquistata dall’Ordine regionale guidato da Vincenzo Cimino grazie a un avanzo di amministrazione e al contributo del nazionale. «Un momento storico – ha detto visibilmente emozionato e commosso Cimino – Però da domani dovremo riempirla. Grazie a voi – ha proseguito rivolgendosi ai tanti iscritti in sala –, al vostro lavoro e al vostro impegno. Io sono orgoglioso dei giornalisti del Molise. Siamo operativi, con tanta precarietà e tante difficoltà, ma anche tanta dignità che è cara a questa terra e a questo ordine professionale».
L’Ordine del Molise, ha sottolineato Bartoli, è fra le realtà più virtuose in Italia anche dal punto di vista dell’organizzazione dei corsi di formazione (in quel caso è primo). «Con la nuova sede di proprietà, l’Ordine dei Giornalisti del Molise offre a Campobasso e alla regione un presidio di democrazia attraverso una casa fisica, vera. Questo, grazie alla determinazione dell’Ordine che è chiamato a garantire e difendere, insieme alle Istituzioni, la pluralità e la libertà dell’informazione locale e nazionale», ha evidenziato il sindaco di Campobasso Roberto Gravina che ha ricordato anche il collega Giovanni Minicozzi, scomparso giovedì a 73 anni.
Tre sale sono intitolate ad altrettanti cronisti che non ci sono più: Carlo Sardelli, Pasquale Lombardi e il direttore di Op, originario di Sessano, Mino Pecorelli che fu assassinato a Roma nel marzo del 1979. «Mio fratello non ha mai avuto giustizia e credo che sarà contento di questo, oggi comincerà a sorridere e sarà grato ai colleghi che hanno fatto tutto questo per lui», ha detto la sorella Rosita che cerca ancora la verità. «C’è il secondo processo, però hanno rubato bossoli, pistole, non abbiamo più nemmeno le prove tangibili quindi è tutto molto più difficile».
Una giornata di festa e ricca di simboli, come la campana realizzata dalla Fonderia Marinelli (all’evento c’era Armando Marinelli) e di riflessione su una professione in continua evoluzione. «L’informazione sta cambiando nel momento in cui stiamo parlando e purtroppo in Italia c’è una legge che il 3 febbraio compirà 60 anni. Le classifiche sulla libertà d’informazione nel mondo tristemente non ci mettono nei primi posti e quindi – ha rilevato Bartoli – l’Ordine ha una necessità e un ruolo importantissimo nel promuovere anche un aggiornamento di tutte le nostre norme».
Nell’Aula magna dell’Unimol in via de Sanctis, poi, il corso moderato dal vice presidente dell’Odg regionale Cosimo Santimone e dedicato al giornalismo d’inchiesta. A dare il proprio contributo, fra gli altri, il rettore Luca Brunese, il sindaco di Benevento Clemente Mastella e il presidente della Regione Donato Toma. «Da cittadino, prima ancora che rappresentante delle istituzioni, auspico che il Molise – così il governatore – possa far crescere tanti bravi giornalisti di inchiesta. Le questioni vanno sviscerate e fatte comprendere per bene al lettore. Si tratta di una funzione sociale irrinunciabile in una vera democrazia. La ricerca della verità è un valore imprescindibile per una società trasparente e senza squilibri di potere, a tutti i livelli».
Mentre il sottosegretario alla Giustizia Ostellari ha ribadito la necessità di stabilire un confine tra diritto di cronaca e diritto alla privacy.