Aumentano le ore lavorate nell’edilizia molisana, ma tante ditte rischiano di chiudere perché non riescono a riscuotere i propri crediti. O perché restano incagliati nei cassetti fiscali e non possono essere ceduti. Le due facce della stessa medaglia, “disegnata” in gran parte per via del Superbonus anche in regione, sono state al centro della conferenza stampa di fine anno di Acem Ance, l’associazione che riunisce gli imprenditori del settore.
Nel 2022 c’è stato un incremento di ore lavorate pari al 34% rispetto all’anno precedente e del 64% se invece il paragone viene esteso al 2019. «Il rovescio di questa medaglia è che le piattaforme sono bloccate e non possono caricare i propri crediti per poterli poi cedere a istituti di credito, assicurazioni, finanziarie e quant’altro. Doveva essere un anno di rilancio anche economico sostanzioso e sostanziale, ma purtroppo non lo è», ha evidenziato il presidente dell’organizzazione Corrado Di Niro. In regione il Superbonus ha generato poco più di 2mila pratiche, i crediti incagliati sono pari a circa 360 milioni di euro, «che per il Molise valgono più di una finanziaria – ha osservato Di Niro – Avremmo potuto farci di tutto ma non possono essere ceduti».
Anche nell’ambito del post terremoto la situazione è difficile. «Manca ancora il trasferimento di una parte dell’ultima tranche dalla Regione all’Agenzia post sisma per il ristoro delle imprese che hanno lavorato nell’ambito della ricostruzione, ammonta a circa 2-3 milioni di euro – sono i numeri snocciolati da Di Niro – e queste imprese hanno passato un Natale molto amaro».
L’aumento dei prezzi è un ostacolo ulteriore per le ditte già in difficoltà e non riguarda solo i lavori eseguiti nell’ambito della misura “110%” ma «anche e soprattutto gli appalti pubblici. Ci sono revisioni prezzi e rivisitazioni dei progetti in tutte le direzioni, questo chiaramente pesa anche sulle nostre tasche perché il tutto si riversa poi sui cittadini»
L’auspicio per il 2023, ha concluso il presidente di Acem Ance – «è che questa ripresa tanto attesa dal settore si concretizzi con lo sblocco delle piattaforme. A livello nazionale ci sono poco più di 5 miliardi di crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese. Il primo augurio che mi sento di fare è che possano essere venduti».
ppm