Il Tar Molise ha sospeso il prezzario delle opere edili della Regione, edizione 2022, ordinando il riesame del documento in particolare per quanto riguarda i dati che sono disallineati rispetto ai valori rilevati dal Ministero delle Infrastrutture con il decreto del 24 aprile 2022.
Il provvedimento era stato impugnato a ottobre scorso da 20 imprese di costruzione, assistite dagli avvocati Giuliano Di Pardo e Luigi Quaranta, e successivamente anche dall’Acem Ance Molise, difesa dallo stesso Di Pardo e dal collega Antonello Veneziano.
Mentre già nei primi mesi del 2022 le materie prime come ferro (+72,25%), acciaio (+75,42 %), bitume ( +36,52%), cemento (+14,13%) avevano subito aumenti consistenti (fonte ministero Infrastrutture e Mobilità sostenibili), i prezzi riconosciuti in Molise erano rimasti quasi gli stessi del 2021. Era questa la doglianza principale dedotta dai ricorrenti. Il Ministero delle Infrastrutture, invece, aveva certificato i rincari e le Regioni limitrofe ne avevano tenuto conto nella redazione dei loro prezzari 2022. Il Molise no. «Così rischiamo la paralisi dei cantieri. Dovremmo in pratica lavorare in perdita e questo non è possibile», le dichiarazioni a Primo Piano dei titolari delle ditte ricorrenti.
I giudici di via San Giovanni hanno deciso di vederci chiaro, in particolare riguardo al procedimento e all’attività svolta dall’amministrazione di Palazzo Vitale per quantificare i prezzi. A margine dell’udienza in camera di consiglio del 25 gennaio scorso, hanno deciso di accogliere le richieste dei costruttori e di Acem-Ance.
La Regione dovrà, dunque, aggiornare il prezzario 2022 aumentando i valori riconosciuti alle aziende e uniformandoli ai reali valori di mercato. «Questo è il primo passo che l’amministrazione può compiere per recuperare il disallineamento con altre Regioni e, da un lato, rendere fattibili le nuove opere e, dall’altro, ristorare adeguatamente le imprese aggiudicatarie dei lavori in corso dei maggiori oneri che fino a oggi si sono dovute sobbarcare per non bloccare i cantieri». L’ordinanza 10 del 2023, inoltre, rappresenta un valido punto di riferimento per evitare altri errori nel prezzario che dovrà essere approvato entro marzo.
r.i.