Il gip del Tribunale di Campobasso Roberta D’Onofrio ha respinto la richiesta di archiviazione, presentata dalla Procura, per una delle inchieste sulla gestione della pandemia in Molise. Nell’indagine sono coinvolti il dg Asrem Oreste Florenzano, gli ex direttori sanitari dell’azienda, Virginia Scafarto, e del Cardarelli, Celestino Sassi, e l’ex commissario della sanità Angelo Giustini. Tra i reati contestati ci sono, a vario titolo, l’epidemia colposa, l’omicidio colposo e l’omissione di atti d’ufficio.
Il pm ha tre mesi per ascoltare i medici del Cardarelli che durante la gestione dell’emergenza denunciarono criticità.
«Siamo molto soddisfatti – ha detto ieri in conferenza stampa l’avvocato Vincenzo Iacovino – perché finalmente il giudice terzo, e non la Procura che è una parte, ha voluto vedere le nostre carte, le nostre opposizioni, i nostri documenti e ha ritenuto opportuno dare seguito alla nostra richiesta di implementazione di attività investigative e istruttorie e disposto di sentire i medici che hanno fatto precise denunce circa la mala gestione della sanità nel Molise e denunciato in anticipo quelle che erano definite le “pandemie” per cluster che si sono verificati in ospedale tanto da provocare la chiusura di reparti con interruzione di pubblico servizio».
Novità, ha aggiunto il legale che assiste il Comitato Verità e Dignità per le vittime Covid, arrivano anche dalla giustizia civile, con l’accertamento di colpe mediche e responsabilità per decessi, cosiddetti nosocomiali. In tre procedimenti i periti hanno concluso che i soggetti ricoverati per patologie tempo dipendenti sono deceduti per la concausa del Covid contratto nelle corsie dell’ospedale. «Abbiamo anche fatto una transazione, sempre davanti al giudice, con una struttura privata importante, che ha riconosciuto la responsabilità del decesso nosocomiale pagando un risarcimento rilevante ai parenti della vittima».
I rilievi che il Comitato ha evidenziato nella opposizione alla richiesta di archiviazione sono in parte contenuti anche nella relazione degli ispettori del ministero della Salute sull’assenza di formazione del personale e sulla mancata consegna delle linee guida per il contenimento del contagio ai dirigenti medici.
«Dalla mala gestione – ha concluso Iacovino – deriva un’incidenza superiore di vittime e anche di contagio».
Nadia Perrella, che presiede il Comitato, ha ricordato quando dal reparto del Cardarelli la chiamarono per ottenere l’autorizzazione a legare sua madre al letto, si toglieva la maschera per l’ossigeno. Maschera che – ha detto Nadia – abbiamo poi scoperto che probabilmente non funzionava e quindi i nostri cari si sentivano soffocare. «La nostra non è una caccia alle streghe, vogliamo solo sapere cosa è successo in quell’ospedale e in genere negli ospedali. Vogliamo sapere la verità, non è un reato chiedere questo», ha concluso.

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