Pendenze dimezzate e tempi di definizione passati da tre anni a 13 mesi, gli appelli proposti nei primi mesi del 2022 sono già in decisione.
La Corte di Giustizia tributaria di secondo grado del Molise ha inaugurato ieri il nuovo anno, tornando alla tradizionale cerimonia dopo il lungo stop imposto dalla pandemia da coronavirus. E lo ha fatto con risultati che il presidente Francesco Saverio Moscato ha definito, a giusta ragione, «lusinghieri». Anche perché raggiunti in una situazione di carenza di organico: un presidente di commissione, due presidenti di sezione (fra cui Carlo Alberto Manfredi Selvaggi), tre vice presidenti e solo cinque giudici.
Il contenzioso, ha spiegato Moscato, ha riguardato tutti i tipi di tributi. Le controversie riguardano prevalentemente Irpef, Ires e Iva. In aumento i ricorsi riguardanti imposte regionali, il bollo auto nello specifico, e comunali.
Particolarmente brillante, dal punto di vista dei risultati, il cursus della Corte provinciale di Campobasso presieduta da Vincenzo Di Giacomo. Nel 2016 era collocata al terzultimo posto in Italia (al 101° posto nella graduatoria nazionale delle Commissioni Tributarie Provinciali) per lo smaltimento dell’arretrato (con un aumento delle pendenze del 20,50%). Nel 2017, anno in cui Di Giacomo ne assunse la guida, la situazione si capovolse: la Commissione balzò al terzo posto (con una riduzione delle pendenze pari al 40,17%). L’anno successivo, era al quarto posto (con pendenze diminuite del 44,55%).
«Eccezionali risultati», ha sottolineato Di Giacomo (che ne ha raggiunto di analoghi alla guida del Tribunale di Isernia», ottenuti «grazie all’encomiabile lavoro di squadra da parte dei valorosissimi magistrati, del personale amministrativo e degli stessi difensori dei vari ordini professionali che ci hanno supportato, ai quali tutti va il mio personale ringraziamento».
Moscato, per parte sua, ha ampliato lo sguardo anche alle novità normative intervenute di recente e ha espresso critiche nei confronti della legge 130 del 2022 che ha dettato disposizioni in materia di giustizia e di processo tributario. Una legge, ha detto nella sua relazione Moscato, «ampiamente incompleta, confusionaria e soprattutto priva di un chiaro disegno organizzativo e di un programma ben definito nei tempi e, soprattutto, praticabile, tanto che in molti affermano che si stia già consumando il tracollo organizzativo della giustizia tributaria».
«Costruire una quinta magistratura – ha concluso condividendo il pensiero del suo collega Enrico Manzon – è un’operazione complessa, che avrebbe dovuto implicare una riflessione profonda, idee chiare sui tempi e sui mezzi e sui tempi». Tutto ciò è mancato nel percorso che ha portato al varo della legge 130.

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