Madri e padri di famiglia precari da 20 anni. Chi di loro non supererà il concorso si troverà – magari a 60 anni – senza lavoro.
«Non mettiamo in dubbio l’esigenza di procedere a selezioni pubbliche, ma almeno vorremmo venisse riconosciuto tutto quello che in questi anni abbiamo fatto per la Regione, i tantissimi turni straordinari effettuati senza che ci siano stati retribuiti. Senza che ci sia stato detto neanche un semplice grazie», si sfogano gli operatori della Sala operativa e del Centro funzionale della Protezione civile del Molise.
Alla luce dei tanti anni di servizio per l’amministrazione e di novità legislative di recente intervenute, fanno appello al presidente della Regione Donato Toma e all’assessore al Personale Quintino Pallante a valutare la sospensione del concorso la cui prova scritta sono in programma venerdì. La loro lettera aperta si rivolge anche alla delegazione parlamentare, ai consiglieri regionali, ai rappresentanti dello Stato.
Da 20 anni, ricordano, proviamo «con enormi difficoltà strutturali, contrattuali ed organizzative, a gestire le attività di protezione civile nella Regione Molise. La materia di protezione civile è una materia concorrente fra Stato e Regioni e proprio a queste ultime il Codice di Protezione civile attribuisce il compito di dotarsi di personale adeguatamente formato» per svolgere attività quali la gestione delle emergenze per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità.
È questo il servizio a cui si dedicano i precari, h24 e 365 giorni all’anno. «È facilmente riscontrabile l’assenza totale proprio in Sala Operativa ed al Centro funzionale di personale di ruolo della Regione Molise, a cui sicuramente non sarà stato, non è, e non sarà possibile, chiedere di svolgere attività lavorativa con turnazioni, in periodi festivi, notturni, ed emergenziali, come accaduto durante tutto il periodo del Covid nel fragoroso silenzio di tutti. Neanche una pacca sulle spalle in segno di gratitudine». Encomi e premi per tutti, nulla invece per i precari della Protezione civile.
Almeno, è la loro richiesta, che si valorizzino l’esperienza e le competenze acquisite perché «fare un bollettino di previsione, un avviso di allerta, gestire una campagna anti incendio boschivo, o una qualsivoglia emergenza» non sono attività ordinarie.
Qualche mese fa, rendono noto i precari, «il senatore Claudio Lotito, colta questa peculiarità funzionale», informava «di aver risolto l’atavico problema dei precaris torici del Centro funzionale e della Sala operativa della Protezione civile della Regione Molise (12 unità di personale, ndr) con l’approvazione dell’emendamento a sua firma divenuto legge (articolo 5-quinquies della Legge n. 21 del 10.03.2023, “Conversione in legge, con modificazioni del Decreto-Legge 11 gennaio 2023, n. 3, recante intervento urgenti in materia di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi e di Protezione Civile”, pubblicato sulla G.U. n. 60 del 11.03.2023)».
La Regione, però, ha proceduto mettendo a concorso 14 posti e «disattendendo completamente l’emendamento approvato grazie all’intervento provvidenziale del senatore Lotito».
Per questo i precari interessati si rivolgono «in primis, alla sensibilità del presidente della giunta regionale, autorità regionale di Protezione civile e, a seguire, dell’assessore al Personale» affinché si valuti «l’opportunità, in ottica di trasparenza e legittimità, di sospensione della procedura selettiva attivata, nelle more di una richiesta al ministero della Funzione Pubblica, per una interpretazione autentica dell’articolo 5 quinquies della Legge n. 21 del 10.3.2023».
Per anni è mancata una «sensibilità specifica dell’amministrazione regionale sulla condizione dei precari del Centro funzionale e della Sala operativa, avendo attivato proroghe contrattuali ininterrotte, ultima quella del 15 marzo con scadenza a tre mesi». Ma, concludono i precari, «vorremmo avere la speranza di un’ultima occasione di rispetto per il lavoro svolto, la dedizione, l’impegno e il sacrificio personale e familiare, attraverso il parere di un soggetto terzo, che possa inequivocabilmente stabilire se è applicabile nei nostri confronti, l’articolo 5 quinquies della Legge n. 21 del 10.3.2023, non rendendo vano il lavoro svolto in sede parlamentare e 20 anni di lavoro “precario”».