Ricordate la Circumlacuale? No? Non si può biasimarvi. È una strada che non esiste… Mai realizzata anche per quelle insidie tipicamente italiane che si annidano in progetti e appalti, che costringono poi a varianti su varianti. E alla fine la pubblica amministrazione rinuncia, accettando transazioni per non dover pagare molto di più. Salvo poi, anni dopo, essere condannata alle spese in un processo in cui formalmente sarebbe “vittima”.
Ma andiamo con ordine. La Corte dei Conti del Molise ha assolto, di nuovo, la giunta regionale all’epoca guidata da Michele Iotio (parliamo del 2010), commissari straordinari, rappresentanti di comunità montane, funzionari, rup, collaudatori. Finiti di nuovo davanti alla magistratura contabile per rispondere di danno erariale relativo proprio alla transazione firmata con l’associazione di imprese che si era aggiudicata l’appalto del valore di 4,5 milioni. Un accordo autorizzato dall’esecutivo regionale e sottoposto al parere dell’Avvocatura distrettuale dello Stato che comunicò «l’esito favorevole della valutazione di congruità della proposta transattiva», si legge nella sentenza pronunciata all’esito della camera di consiglio del 18 maggio scorso.
Incompiuta per antonomasia, la Circumlacuale avrebbe dovuto portare fuori dall’isolamento la zona del Cratere sismico collegando la Fondovalle Tappino con la strada tra Santa Croce di Magliano e la statale 87. Più di 17 milioni i fondi impegnati. Ma di metri di strada costruiti, poco più di un’ombra: pochi e inutilizzabili. La prima convenzione che prevedeva la realizzazione dell’arteria risale al 1990. Del caso si è occupata la Guardia di Finanza di Campobasso e il dossier è finito anche alla procura territoriale, oltre che a quella della Corte dei conti. Fra i legali interessati alla vicenda come difensori, oltre al prof Giovanni Di Giandomenico, l’avvocato Salvatore Di Pardo, che ha difeso un ex assessore e un collaudatore e ribadisce la soddisfazione per il verdetto.
Particolarità non trascurabile di questo ennesimo procedimento, la Regione è stata condannata a pagare le spese sostenute dai convenuti, in totale 130mila euro. Ha perso la causa infatti. Perché con un atto di intervento del 4 luglio 2022 l’amministrazione di via Genova si è introdotta nel giudizio con un atto di intervento e la difesa dell’Avvocatura distrettuale, chiedendo di «accogliere le istanze e le conclusioni rassegnate dal Procuratore regionale (…), condannando per l’effetto gli odierni convenuti al risarcimento del danno dagli stessi arrecato all’amministrazione regionale, così come quantificato in atti».
Invece la Corte ha respinto le richieste. E alla soccombenza segue il pagamento delle spese.

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