Confermata in appello la responsabilità erariale della giunta regionale a guida Iorio in carica nel 2005 per l’affaire Termoli Jet, il collegamento via mare con la Croazia mai realizzato e per il quale l’esecutivo aveva individuato come partner la società Larivera Spa. I risarcimenti sono stati però ridotti.
L’ex assessore ai Trasporti Antonio Chieffo è stato condannato, in solido con l’ex dirigente Domenico Pollice, a un milione di euro. L’allora presidente Michele Iorio e gli altri componenti dell’esecutivo Rosario De Matteis, Filoteo Di Sandro, Michele Picciano e Gianfranco Vitagliano a 100mila euro ciascuno a titolo di responsabilità parziaria e sussidiaria.
La sentenza è stata depositata il 30 maggio scorso dalla Terza sezione giurisdizionale d’appello che si è pronunciata sul ricorso degli ex amministratori e dell’ex dirigente contro il verdetto della Corte dei conti del Molise del 12 febbraio 2020 che ha riconosciuto un danno da 3,5 milioni.
L’atto incriminato, riassume la Terza sezione centrale, è la delibera di giunta 927 del 4 luglio 2005 con cui, su proposta di Chieffo e col parere favorevole del dirigente dei Trasporti, fu «individuata, senza previo esperimento di una procedura comparativa, la società Larivera Spa quale partner industriale della società mista che avrebbe dovuto realizzare il progetto “Termoli Jet”, diretto alla creazione di un sistema di collegamento veloce per il trasporto di persone, autocarri e merci tra il porto di Termoli a quelli croati di Spalato, Ploce e Dubrovnik». Nella compagine Ltm spa, la Regione investì 6,8 milioni, ma il progetto non si concretizzò mai: la delibera fu annullata dal giudice amministrativo che ne rilevò l’illegittimità sotto una pluralità di profili e la successiva gara per la scelta del socio privato, indetta dopo il recesso della società Larivera, andò deserta.
Dell’ambizione della Regione a diventare armatore non resta più nemmeno il catamarano. Ormeggiato per anni al porto di Termoli, nel 2016 è stato venduto all’asta a un gruppo coreano per 1,5 milioni di euro.
Vent’anni dopo l’avvio dell’operazione, poi fallita dopo un investimento di 8 milioni di soldi pubblici, e dopo che gli stessi protagonisti sono stati assolti in sede penale, arriva la parola definitiva della magistratura contabile. Che sotto il profilo economico ha accolto gli appelli riducendo il danno causato (e quindi da risarcire) a 1,5 milioni.