Economia molisana in crescita, ma è una crescita lenta. E zavorrata, per quanto riguarda l’aumento degli occupati, dallo spopolamento che invece continua a galoppare.
Nel 2022, ha sintetizzato la Banca d’Italia nel suo rapporto “L’Economia del Molise” (presentato alla stampa dal direttore della filiale Fulvia Foker e da Marco Manile e poi discusso nel pomeriggio all’Unimol), è proseguita la ripresa dopo la forte flessione dovuta alla crisi pandemica, ma con un’intensità ancora inferiore rispetto all’Italia.
La crescita è stata sostenuta dall’espansione della domanda interna mentre si sono ridotte le vendite all’estero, soprattutto quelle dell’industria automobilistica. Le tensioni sui mercati delle materie prime e dei semilavorati, iniziate nel 2021 e acuite dallo scoppio del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022, hanno comportato anche in Molise un significativo aumento dei costi di produzione e dei prezzi al consumo. I conseguenti interventi di restrizione monetaria si sono tradotti, anche in regione, in un rapido incremento del costo del credito per imprese e famiglie. Negli ultimi mesi dell’anno le quotazioni dei beni energetici sono tornate a diminuire ma su valori ancora superiori a quelli pre pandemici.
Secondo le stime della Banca d’Italia, nel 2022 l’attività economica è cresciuta in Molise del 3,1% e del 3,4% nel Mezzogiorno, a fronte dell’aumento del 3,7% indicato dall’Istat come media nazionale. Rispetto al livello del 2019 (prima della crisi pandemica quindi), il prodotto regionale risulta ancora inferiore dell’1,5%, a fronte del pieno recupero rilevato per il Paese e per l’insieme delle regioni meridionali.
Sono tornati a crescere gli occupati e la popolazione attiva, rimanendo tuttavia su livelli inferiori a quelli precedenti la crisi pandemica, anche per effetto del persistente calo demografico della regione.
Nel settore privato non agricolo l’aumento del lavoro dipendente è stato sostenuto quasi interamente dalle forme contrattuali a tempo indeterminato, anche grazie alla trasformazione dei numerosi contratti a termine attivati nell’anno precedente.
Le richieste di ammortizzatori sociali si sono ancora ridotte, pur rimanendo elevate nel confronto storico, anche per via del consistente contributo del settore dei mezzi di trasporto e delle aziende industriali a elevata intensità di consumi energetici. La ripresa dell’occupazione ha sostenuto la dinamica dei redditi nominali delle famiglie ma il forte aumento dei prezzi ha determinato una riduzione del potere di acquisto, soprattutto per i nuclei familiari più deboli. Per quanto riguarda le imprese, il rallentamento della crescita produttiva è riconducibile principalmente al settore industriale, maggiormente colpito dai rincari energetici. Tra le industrie con sede in regione rilevate dall’indagine della Banca d’Italia, le indicazioni di crescita del fatturato hanno continuato a prevalere su quelle di calo ma in misura inferiore rispetto all’anno precedente; anche per la spesa per investimenti sono emersi segnali di un rallentamento dell’espansione. Nel settore delle costruzioni i livelli di attività sono ancora sensibilmente cresciuti, su valori ampiamente superiori a quelli precedenti la pandemia, favoriti dal sostegno degli incentivi fiscali, a cui si aggiungerebbero nelle prospettive a breve termine gli effetti dell’attuazione dei progetti previsti dal Pnrr.