Conservatore onorario del complesso monumentale di San Vincenzo al Volturno ma assolutamente operativo.
Franco Valente è già al lavoro dopo la nomina ricevuta dalla giunta regionale guidata da Francesco Roberti. «In questi giorni costituiremo un tavolo di lavoro. Verranno convocati i rappresentanti dell’Abbazia di Montecassino, della Regione Molise e del ministero della Cultura. Uno dei primi problemi che verrà affrontato è la tutela dell’area, della sua gestione e delle iniziative da intraprendere per la valorizzazione del sito», dichiara l’architetto che è anche conservatore onorario dei beni architettonici di Venafro e della Pia Unione della città.
Valente ritiene che la decisione di Roberti e del suo esecutivo, per i termini in cui è stata formalizzata, faccia tornare d’attualità «il grande sogno di Bernardo D’Onorio (Abate di Montecassino) e Gino Di Bartolomeo (presidente della giunta regionale del Molise). L’idea era ambiziosa e andava sotto il titolo “Un progetto di lavoro per la rinascita di San Vincenzo al Volturno nella prospettiva del terzo millennio”. Eppure San Vincenzo al Volturno è oggi uno dei disastri più scandalosi dell’archeologia medioevale europea. Nel 1981 si celebrava l’ottavo Centenario dell’eccidio saraceno dello storico monastero. Su sollecitazione dell’archivista cassinese don Faustino Avagliano collaborai al primo grande convegno per costringere i mondo a interessarsi di questo luogo ormai abbandonato. Furono pubblicati gli atti e il monastero fu affidato a un drappello di monache americane guidate da madre Myriam Benedict. Gli scavi archeologici furono condotti da Richard Hodges per un progetto di cui fui ideatore per la costituzione di un parco archeologico che avrebbe dovuto essere l’inizio della rinascita della Valle del Volturno. Un’impresa – ribadisce la sua posizione da sempre critica Valente – che fu contrastata in maniera sistematica dalla Soprintendenza ai Monumenti che sottrasse lo scavoagli inglesi di Richard Hodges per affidarli a una università napoletana con esiti drammatici».
Nel frattempo, aggiunge, «con pazienza e determinazione, per conto della Regione Molise, procedemmo all’acquisto della quasi totalità dell’area archeologica che si aggiungeva alle antiche proprietà dell’Abbazia di Montecassino contigue alla famosa Cripta di Epifanio. Poi l’epilogo. La Soprintendenza, con una serie di colpi di mano e senza nessun accordo con l’Abbazia di Montecassino e con la Regione Molise, ha recintato l’area e dopo avere realizzato un casotto abusivo e pericolosissime ferraglie di copertura, ha imposto un biglietto di ingresso e interdetto il libero accesso non solo ai rappresentanti della Regione, ma anche all’Abate di Montecassino che per entrare nella sua cripta deve sottostare agli orari e alla benevolenza dei custodi ministeriali».
Questione annosa e di cui anche Primo Piano si è più volte occupato.
Lunedì, ancora Valente, c’è stata la svolta. Il governatore Roberti lo ha convocato a Campobasso e insieme alla giunta gli ha conferito la funzione di conservatore onorario di San Vincenzo al Volturno «con l’espresso incarico di avviare la ricognizione dei luoghi e avviare le procedure per la ricostituzione della proprietà regionale attualmente occupata dai rappresentanti ministeriali. È una decisione storica che di fatto rende operativo l’incarico di conservatore che fino a ieri era semplicemente una carica onoraria che non produceva effetti. L’incontro con il presidente Roberti è servito a delineare il metodo e le iniziative da intraprendere nella prospettiva di un grande coinvolgimento delle forze culturali del Molise e delle amministrazioni comunali di Castel San Vincenzo, Rocchetta a Volturno e Cerro a Volturno nei cui territori si estende l’Abbazia vulturnense». Quindi l’annuncio: presto un tavolo di lavoro.

 

Foto Fb Franco Valente

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