Continuano, non senza difficoltà, le ricerche dei due cuccioli figli di Amarena, l’orsa colpita a morte da Andrea Leombruni, macellaio 56enne di San Benedetto dei Marsi, indagato dalla Procura di Avezzano per il reato di uccisione di animali.
I due piccoli plantigradi, che secondo quanto riferisce il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno circa otto mesi, pare siano più autonomi di quanto si potesse immaginare.
Nella storia del Pnalm non ci sono precedenti. «È la prima volta – afferma Luciano Sammarone, direttore dell’ente – che affrontiamo una situazione del genere, non era mai stata uccisa una mamma orsa con i cuccioli nella storia del Parco, esiste un protocollo per il recupero dei piccoli, ma non era mai stato attivato, c’è differenza tra il dire e il fare».
Dopo quattro giorni di ricerche ininterrotte – fanno sapere da Pescasseroli – «abbiamo la consapevolezza che i cuccioli dovrebbero essere entrambi ancora vivi e che si sono separati. Possiamo confermare che i due conspecifici sono molto mobili e attivi sul territorio, tanto che sono stati avvistati nei dintorni di due centri abitati situati all’interno del perimetro del Parco (a circa 25 chilometri di distanza da San Benedetto dei Marsi), anche se in momenti diversi. Proseguono e proseguiranno senza sosta le attività di ricerca, con l’obiettivo di tentare una cattura, ove necessario, e confermare l’effettiva separazione dei due cuccioli in luoghi diversi, escludendo così la possibilità di un doppio avvistamento dello stesso cucciolo. A margine degli aggiornamenti sulle operazioni di ricerca, è importante sottolineare che la loro mobilità è un elemento che fa ben sperare sulle condizioni di salute dei cuccioli e sulla loro capacità di sopravvivenza».
Due i fattori che stanno complicando le operazioni di cattura: la presenza di troppi curiosi (il sindaco di San Benedetto dei Marsi ha firmato un’ordinanza che vieta di avvicinarsi ai due orsi o, ancora peggio, di inseguirli) e la tecnica da utilizzare: sono troppo piccoli e non sopravvivrebbero se narcotizzati.
Sammarone, originario di Capracotta e già comandante provinciale dell’allora Corpo Forestale dello Stato, a La Stampa ha spiegato che il futuro dei due orsetti, che a dispetto delle previsioni sembrano volersela cavare da soli, è tutto ancora da scrivere. Il Pnalm ha intenzione di prelevarli per capire le condizioni generali e per poi decidere di conseguenza.
«In base ai nostri protocolli, approvati dal Ministero dell’Ambiente con il parere dell’Ispra – spiega il direttore Sammarone –, se sono in buone condizioni di salute, pensiamo di traslocarli in una zona più interna al Parco, ovviamente una di quelle che loro hanno frequentato con la mamma e sicuramente più lontani da pericoli come il traffico di veicoli o incontri sbagliati. Se invece mostrano carenze fisiche, i cuccioli potrebbero andare incontro a un periodo di tenuta in un recinto completamente isolato per farli crescere e fargli mettere su peso per poi comunque liberarli prima dell’inverno. Ma questo lo decideranno gli esperti».
Sul fronte delle indagini si è appreso che i due superconsulenti incaricati dalla Procura, il veterinario Fico e il perito balistico Minervini, ieri mattina hanno eseguito un sopralluogo presso l’abitazione dove l’indagato ha fatto fuoco con il suo fucile uccidendo l’orsa Amarena. Stamane, invece, è in programma allo zooprofilattico Teramo l’esame autoptico sulla carcassa del plantigrado.

Il Pnalm sarà parte civile

Intanto, il prof Giovanni Cannata, presidente del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, già magnifico rettore dell’UniMol, ha riunito d’urgenza il consiglio direttivo «per valutare gli adempimenti connessi all’uccisione dell’orsa Amarena».
Prima di cedere la parola al direttore Sammarone affinché relazionasse sull’accaduto, Cannata ha inteso esporre alcune considerazioni circa lo spiacevole episodio che ha generato indignazione in tutto il Paese.
«Sono tempi fuori di sesto i nostri. Tempi cupi, nei quali la civilizzazione, che corrisponde malauguratamente a uno “strato sottile”, come ci ricordava Sigmund Freud, viene rimessa continuamente in discussione. La guerra in Ucraina, le morti sul lavoro, le esplosioni di violenza generate da un nonnulla o da pretesti assolutamente futili nella nostra vita di tutti i giorni e la violenza sulle donne. E – l’accostamento non deve sembrare incongruo – l’assassinio a fucilate dell’orsa Amarena, che era coi suoi cuccioli, a San Benedetto dei Marsi, in un territorio esterno al Parco nazionale e all’area contigua. Uccisa irresponsabilmente all’insegna di quel mix di violenza ingiustificata e piagnisteo autoassolutorio che, purtroppo, costituisce un altro segno dei tempi dei tanti, troppi balordi presenti nell’Italia contemporanea.
L’orsa, va ricordato, non aveva mai generato problemi all’uomo, e quando aveva prodotto qualche danno ad attività agricole o zootecniche, il Parco si era sempre prontamente attivato per indennizzarle. Nel dramma, l’emozione che suscita questo delitto nell’opinione pubblica ci dice che, nonostante tutto, sono tanti e tante i nostri concittadini consapevoli e dotati di una giusta sensibilità nei confronti degli ecosistemi. Coloro che vogliono vivere in armonia con quella natura di cui siamo parte integrante e non un infestante prevaricatore.
È importante notare che spesso nelle comunità all’interno di parchi nazionali o riserve naturali, di cui la nostra è espressione privilegiata, c’è una maggiore consapevolezza ambientale e un impegno per la conservazione. Questa sensibilità, anche grazie al grande lavoro congiunto di aree protette e Ong, è molto diffusa ormai anche in tanti territori esterni a parchi e riserve come emerge chiaramente dai fatti che accadono quotidianamente. Tuttavia, proprio in queste realtà, possono ancora verificarsi problemi di convivenza, legati a molteplici fattori, ivi compresi eventi tragici come il delitto appena subito. Sicuramente la sensibilizzazione e l’educazione delle comunità, soprattutto nelle aree esterne a parchi e riserve, risulta determinante per contribuire a mitigare questi contrasti. Dopo tanto tempo, raccogliendo anche i frutti di questo avanzamento prezioso della coscienza generale del Paese, la classe politica ha inserito la difesa dell’ambiente nella nostra Carta costituzionale, valorizzando quel lavoro che da 100 anni il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio, Molise svolge per tutelare gli ecosistemi, le specie animali e vegetali, e la stessa cultura del territorio, promuovendo la conoscenza e tramite essa una maggiore consapevolezza del rispetto della natura. Eppure, come mostra la tragedia delle scorse ore, basta poco per proiettarci tutti all’indietro, in uno stato di natura dove, a rivelarsi ferino e belluino, è l’uomo, e non certo l’orsa Amarena, che nulla faceva di pericoloso».
Il Consiglio direttivo del Pnalm ha deliberato «la costituzione di parte civile all’emergere delle responsabilità». Si è inoltre «associato alle considerazioni del presidente Cannata» e ha ringraziato «il personale per lo sforzo profuso nel tempo per la conservazione del patrimonio animale del Parco e per l’impegno che metterà nella ricerca dei cuccioli».
Dai vertici dell’ente anche l’invito alle «amministrazioni del Parco e dei Comuni contigui a rafforzare l’inderogabile impegno comune per la gestione della convivenza possibile tra uomo e natura, chiedendo alla cittadinanza e agli ospiti del territorio di continuare nel proprio impegno per la salvaguardia che solo in pochissimi momenti ha vacillato nei cento anni di storia».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.