DAVIDE SIRAVO*

Il 9 agosto è scaduto il termine, per i giovani studenti iscritti all’ultimo anno di scuola media di II grado o ad un corso di laurea, di poter attivare un tirocinio estivo di orientamento. È un termine spirato senza che la maggior parte dei soggetti potenzialmente interessati: studenti, imprese, amministrazioni ed enti pubblici, si siano accorti dell’utile strumento regionale per l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Come dire: cambiano gli attori ma la scena rimane la stessa.
Eppure, per mettere in cantiere la misura, e stato necessario impegnare cospicue risorse umane della struttura regionale, e quelle dei soggetti promotori.
Tutto questo lavoro, a parere di chi scrive, è stato vanificato dai ristrettissimi tempi di attuazione.
Infatti sono praticamente fuori dal progetto, per quest’anno, gli studenti di scuola media di II grado perché ad essi, visto l’imminente periodo di chiusura feriale, non rimarrebbero che due misere settimane di tempo per misurarsi con la realtà lavorativa. Qualche opportunità in più l’hanno avuta gli studenti universitari e gli iscritti ai corsi di formazione professionale, perché, per loro, il tirocinio potrà essere svolto fino al 31 ottobre 2013.
Comunque, anche per loro, tra chiusura per periodo feriale ed attivazione concreta del tirocinio, l’esperienza lavorativa si concluderebbe in poco più di due mesi. E dire che quando, agli inizi di giugno, fu pubblicata la delibera di giunta regionale 261 del 10 giugno 2013, più di qualche datore di lavoro aveva accolto con interesse la possibilità di mettere a disposizione la sua azienda per ospitare giovani tirocinanti in cerca di esperienza lavorativa. I fatti dicono che la struttura regionale, per rendere operativa e fruibile la precedente del 10 giugno, ha dovuto ricorrere ad una nuova delibera, la 371 del 26 luglio 2013 pubblicata sul bollettino regionale numero 21 del 1° agosto 2013, con le conseguenze cui facevo cenno prima.
Questo succede in questo nostro bellissimo ed amatissimo Paese.
La burocrazia, l’approssimazione di qualche dirigente, la scarsa conoscenza dello strumento o del problema, una visione politica asfittica finalizzata a gestire il consenso continuano a colpire duramente.
Questa volta, ancora una volta, a pagare per le altrui inefficienze sono i giovani, i nostri figli, i più attivi e volenterosi che, di buon grado, avrebbero maturato una esperienza lavorativa sul campo, ma, anche questa volta, viene loro detto di rimandare.
A quando? Al futuro…
Sono certo che qualcuno obietterà le mie conclusioni e, forse, si renderà anche credibile, in quanto andrà a sostenere, affermando che alcuni giovani hanno colto l’opportunità ed hanno attivato il tirocinio e considererà positiva la misura messa in campo.
Io sono nessuno per trarre conclusioni, ma la mia non più verde età e l’esperienza maturata nel settore, sono consulente del lavoro da oltre 40 anni, mi fanno ritenere che nulla cambierà in futuro.
I consulenti del lavoro, categoria alla quale mi onoro di appartenere, che gestiscono la maggior parte dei rapporti di lavoro in campo nazionale e locale, in ogni circostanza è stato loro consentito ed ad ogni livello di responsabilità, hanno affermato la disponibilità a collaborare, gratuitamente, con la struttura pubblica per mettere a disposizione l’enorme patrimonio di esperienza maturato nella gestione dei rapporti di lavoro, ma mai sono stati contattati e mai la loro disponibilità è stata presa in considerazione.
Se dovessi pensar male dovrei convincermi che il problema sta nella gratuità della collaborazione, aggettivo che, per qualcuno troppo puntiglioso, potrebbe rappresentare un limite, perché potrebbe, ad arte, considerare la gratuità sinonimo di scarsa qualità e per questo escluderci dal confronto.
Cambierà in futuro? Mah…

*consulente del lavoro

 

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