Oltre al danno, la beffa. Potrebbe essere la sintesi della disavventura (che in effetti è un disservizio) capitata ad un cittadino di Campomarino che aveva solo bisogno di eseguire una prova da sforzo. Catapultato dalla costa ad Isernia, ha trovato l’ambulatorio chiuso. Niente esame, viaggio inutile, nervosismo alle stelle e quella sensazione di scoramento che prende quando si ha a che fare con la sanità regionale.
Giuseppe Pesce ha 69 anni e vive a Campomarino: con regolare impegnativa chiede di prenotare un test cardiovascolare da sforzo con pedana mobile. Prima data utile il 9 settembre: non gli pare vero, dopo soli 3 giorni dalla prenotazione! Ma c’è un ma: dovrà recarsi al Veneziale di Isernia e dovrà essere lì alle 9 del mattino. Il paziente accetta la prima disponibilità, ovviamente. E mette in conto di dover viaggiare ma, ovviamente, meglio togliersi il pensiero e approfittare del colpo di fortuna. Con le liste d’attesa che vengono smaltite a rilento, e quando ricapita….
Sabato, di buon mattino, Giuseppe prende l’auto e si avvia in direzione Isernia. Sono 106 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno. Fortunatamente le giornate sono ancora calde e assolate, il viaggio è lungo ma tutto sommato tranquillo anche se, per fare un semplice test da sforzo, dovrà sobbarcarsi un’ora e mezzo di viaggio per arrivare a Isernia. E ovviamente stessa identica percorrenza al ritorno.
Una volta arrivato al Veneziale, però, l’amara sorpresa: l’ambulatorio è chiuso e nessuno ha pensato di avvertirlo in tempo. Al contrario, e cioè se Giuseppe per motivi diversi non si fosse presentato, avrebbe dovuto disdire la prenotazione almeno tre giorni prima della data fissata. «L’assistito – si legge nella scheda di prenotazione -, anche se esente (come nel caso di Giuseppe, ndr), se non si presenta alla data e all’ora della prestazione prenotata ed omette di effettuare la disdetta è tenuto al pagamento della sanzione amministrativa pari al ticket stabilito per legge».
E quindi, al contrario, si chiede Giuseppe, come funziona? Il 70enne ha raggiunto la sede ospedaliera, ha fatto benzina (e di questi tempi non è propriamente una passeggiata…), tre ore complessive di viaggio per trovare una porta chiusa e non avere spiegazioni. Qualcuno lo risarcirà della mancata comunicazione relativa all’ambulatorio chiuso e quindi all’impossibilità di eseguire un esame regolarmente prenotato a 106 chilometri di distanza dal proprio domicilio?
Nel dubbio, Giuseppe ha compilato l’apposita segnalazione.

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