Ha dovuto rivolgersi al Tribunale per ottenere dall’Asrem l’autorizzazione a sottoporsi a una terapia in una clinica abruzzese e a ottenere, sintetizza il legale che ha curato il caso, le «giuste cure mediche».
Lo sfortunato protagonista di questa vicenda è un 45enne affetto da malnutrizione e disturbo dell’alimentazione. Alto un metro e 78 centimetri, è arrivato a pesare poco più di 40 chili.
Il medico specialista da cui è assistito gli ha prescritto un trattamento riabilitativo intensivo da eseguirsi presso un Centro di riabilitazione ad alta intensità assistenziale. Sapendo che in Molise non esistono strutture di questo tipo, riassume l’avvocato Quirino Mescia che ha seguito il caso, il paziente ha quindi chiesto all’azienda sanitaria molisana la possibilità di accedere alle cure in altre regioni, dove tali centri specialistici esistono, come previsto dalla legge 833 del 1978.
Nel dettaglio, il 45enne ha richiesto all’Asrem il nullaosta per essere ricoverato presso la Casa di Cura “Villa Pini” di Chieti – dove in passato era già stato ricoverato autorizzato dalla stessa azienda di via Petrella – per sottoporsi al prescritto ed urgente trattamento.
Questo è avvenuto a maggio. L’uomo non ha ottenuto alcuna risposta e ha interessato del caso Cittadinanzattiva. Anche la nota dell’associazione non ha avuto riscontro. Né la diffida dell’avvocato Mescia (che collabora con Cittadinanzattiva). È stato dunque compromesso, sottolinea il legale, il diritto del cittadino di accedere al trattamento salvavita di cui aveva urgente necessità.
Al difensore del 45enne non è rimasto altro che proporre ricorso al Tribunale di Larino che ha subito ordinato all’Asrem si autorizzare con urgenza il ricovero.
«È inconcepibile che – in un caso del genere – il cittadino debba ricorrere all’Autorità giudiziaria. L’Asrem avrebbe potuto e dovuto concedere il nulla osta in tempi brevi», il commento di Mescia.
«Il caso in questione è inaccettabile dal punto di vista dell’esigibilità del diritto perché può innescare un processo di pratica diffusa, obbligando il cittadino/paziente a dover ricorrere ad una tutela di secondo livello, in deroga ai doveri e alle responsabilità delle amministrazioni, oltre a creare un danno ulteriore per il cittadino anche dal punto di vista economico. Auspichiamo che dopo questo episodio – che purtroppo non è un caso isolato – si punti ad un’organizzazione che soddisfi i bisogni dei cittadini», ha aggiunto Jula Papa, segretario regionale di Cittadinanzattiva.