San Vincenzo al Volturno, l’abazia che aspira a diventare il primo sito culturale molisano iscritto nel Patrimonio dell’Umanità. Un gioiello dell’arte e della cultura benedettina, immerso in un paesaggio mistico.
È l’abazia di San Vincenzo al Volturno, una delle otto candidate a rappresentare i siti benedettini alto-medioevali in Italia nella lista UNESCO. Ma per ottenere il prestigioso riconoscimento non basta essere belli, bisogna essere unici ed universali. E per dimostrarlo, un gruppo di esperti, storici della religione e dell’arte, ha studiato a fondo la storia e le caratteristiche di questo complesso monastico fondato nel 703, uno dei più antichi d’Italia.
San Vincenzo al Volturno si inserisce nella tradizione dei monasteri benedettini che si diffusero in Europa a partire dal sesto secolo, quando San Benedetto da Norcia diede vita ai primi cenobi in una Italia post-romana. Da Subiaco a Montecassino, la regola benedettina si irradiò nel mondo, soprattutto in Francia, dove centinaia di abbazie furono fondate e alcune di esse sono già iscritte nel patrimonio UNESCO.
Cosa rende allora eccezionali le otto abazie italiane prescelte, e in particolare San Vincenzo al Volturno?
Innanzitutto, la loro antichità e la loro vicinanza alla figura di San Benedetto. San Vincenzo al Volturno non risale al periodo di origine del monachesimo benedettino come Subiaco e Montecassino, ma è comunque anteriore a Carlo Magno e prosperò nell’epoca longobarda e per tutto l’alto medioevo. Fu un centro di cultura e di scrittura, con il suo scriptorium dove i testi antichi erano ricopiati in una scrittura minuscola chiamata “beneventana” e ci ha lasciato una testimonianza vivace della vita nel monastero e nel territorio circostante tra il 700 e il 1100 con il Chronicon Vulturnense.
Inoltre, il sito presenta elementi architettonici unici, che risalgono all’epoca carolingia e longobarda.
San Vincenzo al Volturno, come Montecassino, subì gravi danni durante la Seconda guerra mondiale. Per questo motivo, la parte più importante del complesso è l’area archeologica con le vestigia alto-medioevali di San Vincenzo Maggiore.
Ma l’UNESCO valuta e premia anche gli esempi straordinari di interazione dell’uomo con l’ambiente. E San Vincenzo al Volturno rappresenta un modello di conservazione ambientale dove lo spazio culturale e naturale convivono armoniosamente. Infatti, l’area occupata dai monumenti è vicina alle sorgenti del Volturno e fa parte del Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise ed è protetta da un vincolo paesaggistico del 1976 che interessa i comuni di Castel San Vincenzo, Rocchetta al Volturno, il complesso montano delle Mainarde e della alta valle del Volturno e che è parzialmente modificato ed integrato da un decreto ministeriale del 1985.
Le abazie benedettine in Italia sono molte, ma solo otto sono state selezionate per rappresentare l’Italia nella candidatura UNESCO. San Vincenzo al Volturno certamente si distingue per la sua antichità, per il ruolo culturale che ha svolto nell’alto medioevo e per l’incomparabile bellezza del paesaggio che lo circonda.
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