Anche per l’anagrafe Mario adesso è Marta. Il cambio nei registri dello stato civile del capoluogo del Molise, senza che Marta abbia dovuto sottoporsi a intervento chirurgico, è stato autorizzato dal Tribunale di Campobasso con una sentenza “pionieristica”. La terza in Italia dopo quelle di Avellino. «Che ci risulti, è così», conferma l’avvocato Fabiola De Stefano che ha seguito il caso (e il precedente) con il collega Danilo Iacobacci.
Il riscatto delle aree interne del Sud (e della loro magistratura) che sul riconoscimento dei diritti civili sono un passo avanti.
Esattamente un anno fa, il 24 settembre 2022, il Tribunale di Avellino riconobbe il diritto di un 20enne della provincia a essere considerato donna dallo Stato anche senza ricorrere all’operazione. Poi c’è stato un secondo analogo pronunciamento.
“Mario” (naturalmente il nome è di fantasia), giovane campobassano che fin da adolescente si era sentito donna e aveva lottato perché il mondo intorno accettasse questa realtà, contattò i legali che avevano seguito il caso così simile al suo anche per motivi di contesto sociale e culturale.
Da lì è cominciato un complesso e impegnativo iter giudiziario che ha visto la conclusione con il provvedimento del collegio presieduto da Enrico Di Dedda e con il giudice Emanuela Luciani come relatore ed estensore. «La sentenza appena depositata resterà nella storia», aggiungono gli avvocati De Stefano e Iacobacci.
È stato un processo “documentale”, basato sull’intenzione di dimostrare la disforia di genere e ottenere quindi il via libera al cambio anagrafico a prescindere dalla modificazione chirurgica dei caratteri sessuali. Mario ha chiesto di rendere dichiarazioni al giudice relatore per spiegare la sue ragioni. La dottoressa Luciani lo ha ascoltato con tutte le attenzioni e le cautele del caso. Non ha nominato un consulente tecnico d’ufficio, ritenendo evidentemente sufficientemente provato il diritto di Mario di diventare Marta (anche questo un nome di fantasia) senza passare una cruenta operazione. Ottenuto il consenso della Procura della Repubblica, ha quindi concluso per l’accoglimento della richiesta.
«Il Tribunale molisano – sottolineano i legali De Stefano e Iacobacci – in accoglimento alle tesi della difesa di Marta ha ritenuto che ai fini della rettifica dell’attribuzione di sesso non è necessaria la modificazione chirurgica dei caratteri sessuali. Insomma la legge attuale, se bene interpretata, evidenzia la non necessarietà dell’intervento chirurgico demolitorio e/o modificativo dei caratteri sessuali anatomici primari, per ottenere la rettifica del sesso nei registri dello stato civile, una volta accertata la sussistenza della disforia di genere».
La domanda di Marta ha trovato soddisfazione perché la difesa ha dato prova sufficiente delle intervenute modificazioni dei caratteri sessuali e, quindi, dell’intervenuta transizione dell’identità di genere. Quindi, il Tribunale di Campobasso, in composizione collegiale, ha accolto le domande della parte attrice e ha attribuito a Mario, ora Marta, il sesso femminile, in luogo di quello maschile già enunciato nell’atto di nascita, iscritto nell’apposito registro del Comune di Campobasso e ordinato all’ufficiale dello stato civile di rettificare il sesso del cittadino campobassano sostituendo il sesso “maschile” con quello “femminile” e, di conseguenza, il nome di Mario con quello di Marta.
r.i.

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