Agricoltori in piazza a Roma oggi, in tanti anche dal Molise. Appuntamento in piazza Santi Apostoli alle 9.30 per la manifestazione indetta dalla Cia Agricoltori italiani per chiedere interventi fattivi e immediati per il settore primario.
Rimettere al centro l’impresa agricola e il suo reddito è l’obiettivo della mobilitazione generale organizzata quindi per tutelare il futuro dei produttori di fronte alle grandi emergenze e alle sfide globali che toccano il settore primario in tutta Italia. Crisi di mercato e concorrenza estera, filiere e manodopera, aree interne e fauna selvatica, risorse idriche e consumo di suolo, ambiente e fake news i temi chiave che Cia porta oggi piazza nell’interesse della salute pubblica, dei territori, della sovranità alimentare e del Paese.
Le motivazioni sono state meglio illustrate nei dettagli ieri mattina nella sede della Cia Molise, in via Vico a Campobasso, dal presidente Luigi Santoianni e dal direttore dell’organizzazione Giovanni Colella.
«La Cia Molise vuole far sentire la voce dei propri associati per portare all’attenzione i problemi che stanno affliggendo il comparto agricolo, a partire dal settore zootecnico passando per quello vitivinicolo, cerealicolo e ortofrutticolo in virtù dell’aumento dei costi di produzione e di gestione a causa di una serie di eventi, tra cui la crisi bellica», ha sottolineato Colella.
Santoianni ha poi ricordato che il Molise era la quarta regione in Italia per produzione di grano duro. Adesso non lo è più. «Nei porti italiani, in particolare in quello di Bari, arriva il grano duro dalla Turchia che è diventata una grande produttrice di pasta ma, allo stesso tempo, non vi sono garanzie che si utilizzi davvero quel tipo di grano mentre, per aiutare l’Ucraina che produce grano tenero, si sono allentati i controlli su quelle importazioni e tutto lascia pensare – ha evidenziato il presidente della Cia – che si mettano a punto miscele con tutti e due i tipi di grano».
L’anno scorso, inoltre, c’è stato un aumento boom delle esportazioni di grano duro dalla Polonia all’Italia. «Non guardiamo ai colori politici ma siamo sicuri che, nel momento in cui il ministero porta anche il nome di “Sovranità alimentare”, si difendano davvero le produzioni italiane? Dal canto nostro, continuiamo a lottare per istituire “Granaio Italia”, il registro per conoscere davvero la disponibilità di grano duro nel Paese, anche sulla base di quanto ne viene importato e non ci fermeremo», ha concluso.

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