«Esorto i credenti a prendere in questo conflitto una sola parte: quella della pace, non a parole ma con la preghiera, con la dedizione totale». Queste le parole di papa Francesco all’udienza generale in cui ha annunciato di voler indire per il 27 ottobre «una giornata di digiuno, preghiera, di penitenza, alla quale invito a unirsi nel modo che riterranno opportuno le sorelle e i fratelli delle varie confessioni cristiane e gli appartenenti alle altre religioni e quanti hanno a cuore la causa della pace nel mondo».
Raccogliendo l’invito, la curia di Campobasso-Bojano e la Caritas diocesana hanno organizzato per questo pomeriggio un incontro, alle 17.30 in piazza Prefettura a Campobasso, rivolto «a tutti i cittadini e cittadine di buona volontà che hanno a cuore le sorti dell’umanità».
Il corteo raggiungerà poi piazza Municipio «per testimoniare la contrarietà a tutte le guerre, compresa quella tra Israele e la Palestina, per invocare la pace, per chiedere il cessate il fuoco, l’apertura dei corridoi umanitari, per riportare il dialogo ai tavoli di mediazione», spiegano gli organizzatori. Interverranno Margaret Petrarca, studentessa isernina, e padre Abdo Raad, libanese, parroco di Cercemaggiore. «Vogliamo far sentire la nostra voce, affinché i governanti e i cittadini si adoperino per il raggiungimento della pace», ancora i promotori. Alle 19 nella Chiesa della Libera ci sarà una veglia di preghiera alla presenza del vescovo Giancarlo Bregantini.
All’iniziativa hanno aderito la Curia di Campobasso, Casa del Popolo di Campobasso, Unione popolare Molise, Caritas Molise, associazione Il Bene Comune, Cgil Molise, Arci Molise, Anpi Molise, Cooperativa Il Geco, Auser Molise, associazione Dalla parte degli ultimi, Partito Democratico Molise, associazione Solidea, Costruire democrazia, associazione La Fonte.
Tra i manifestanti, in piazza, Italo Di Sabato e il prof Umberto Berardo.
Il conflitto israelo-palestinese, si legge nel documento posto a base della mobilitazione di oggi pomeriggio in Molise, va avanti da oltre 75 anni. «Sono tre quarti di secolo che la cosiddetta Comunità Internazionale si accorge di questa guerra solo quando il conflitto ha un’escalation militare, ma la quotidianità nei Territori Occupati Palestinesi e in Israele è segnata da soprusi, violenze, razzismo istituzionalizzato e umiliazioni. L’attacco del 7 ottobre dimostra ancora una volta che i problemi e i conflitti non si risolvono magicamente da soli, men che meno schiacciando un popolo in condizioni umane insostenibili, nell’umiliazione quotidiana e in prigioni a cielo aperto. Sono decenni che la popolazione di Gaza vive rinchiusa in un’enorme prigione senza alcun margine di autodeterminazione e che la popolazione palestinese della Cisgiordania vive sulla propria pelle soprusi e violenze quotidiane semplicemente intollerabili. Nonostante questo, la barbarie messa in atto dalle Brigate Al-Qassam contro i civili israeliani non ha alcuna possibile giustificazione. In nessun caso è lecito uccidere o rapire la popolazione inerme con il fine di seminare la paura e il terrore», sottolineano i promotori che sollecitano i governi, locali e nazionali, a chiedere – come già detto – il cessate il fuoco immediato, l’apertura di corridoi umanitari a Gaza e il rispetto del diritto umanitario internazionale.