«È intollerabile che nel 2023 ci siano ancora uomini che non conoscono il rispetto e l’educazione. E i giovani, vittime e carnefici, sono in aumento. Lo abbiamo visto con il caso di Giulia Cecchettin. Siamo stati tutti col fiato sospeso, ma purtroppo anche in questo caso abbiamo dovuto piangere l’ennesima vittima innocente», si legge nel messaggio del governatore Francesco Roberti per Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
La Regione, aggiunge, «fa e continuerà a fare la sua parte, in tema di prevenzione, protezione, educazione e cultura del rispetto. Andiamo nelle scuole per formare i nostri giovani, non solo a una nuova cultura e al rispetto, ma anche a denunciare, qualora all’interno dei rispettivi nuclei familiari siano testimoni di episodi di violenza. Lavoriamo uniti per rinforzare la rete dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio, ma anche le strutture che possano dare un aiuto psicologico alle donne vittime di violenza. Siamo di fronte a un fenomeno sociale dilagante, un crimine, rispetto al quale tutte le istituzioni unite, supportate dalle associazioni di riferimento, devono lavorare per eliminare questa grave piaga sociale».
Più sentita del solito, quest’anno in Italia, la ricorrenza perché siamo tutti, ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale Quintino Pallante, «particolarmente turbati sia per l’ultimo efferato omicidio della povera Giulia Cecchettin da parte dell’ex ragazzo» e da «un intollerabile numero di donne uccise nel 2023 ad opera di congiunti o aggressori incontrati in locali o per strada».
La vita di Giulia spezzata a 22 anni «ha ferito tutte le famiglie italiane e molisane, perché l’abbiamo sentita nostra figlia, nostra sorella, nostra amica. Abbiamo percepito il dilaniante dolore del distacco del padre e della sorella, l’impossibilità di proteggerla di fronte a chi diceva di amarla alla follia. La follia, certo, c’è stata, ma non l’amore, che è ben altro sentimento da quello testimoniato in questa brutalità», ancora Pallante. Questa Giornata deve «caricarci tutti, in primis ogni uomo, che ha il dovere, morale, sociale e civile, di impegnarsi nell’isolare, denunciare e rigettare comportamenti aggressivi, possessivi, ossessivi, violenti e oppressivi perpetrati ai danni di una donna. Comportamenti che ognuno di noi può scorgere nella quotidianità di amici, congiunti o frequentazioni. Ma anche ad ogni donna, giovane o matura che sia, viene l’impegno a cercare di comprendere l’uomo che si ha dinanzi – quale che sia il rapporto familiare, affettivo, amicale o di conoscenza superficiale con il quale si è a lui legata – a cogliere ogni minimo indizio di comportanti violenti, possessivi, prevaricatori, denunciandone opportunamente, senza remore, alle autorità competenti, la loro espressione virulenta. Un impegno a chiedere aiuto senza indugio a chiunque ci è vicino, perché vivere questi drammi da sole non fa che rendere il tutto più difficile e pericoloso. Alle istituzioni e all’intera società, infine, l’impegno – sottolinea il presidente dell’Assise – è di non sottovalutare alcuni comportamenti, modi di fare o espressioni di taluni soggetti, comprendendo che, se anche questi possano essere ritenuti minimi o episodici, gli stessi possono degenerare in una tragica evoluzione. Dunque, oggi, nel ricordare tutte quelle donne che hanno perso la vita ad opera di aguzzini senza onore, dobbiamo ancora una volta assumere l’impegno come comunità locale, regionale, nazionale ed internazionale a fermare con ogni mezzo coercitivo, culturale, educativo, preventivo e persuasivo episodi di violenza di ogni genere perpetrata nei confronti di una donna».

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