L’invecchiamento attivo è il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone anziane. Così è stato definito nel 2002 dall’Oms.
In Molise, regione con una delle percentuali di popolazione anziana più alte d’Italia, promuovere iniziative in questo senso è particolarmente difficile. Ma non impossibile. Tanto che la rete di associazioni sul territorio ha realizzato già molto. È la base di partenza, è emerso ieri nella Conferenza regionale sul tema che si è svolta nella Sala Parlamentino di Palazzo Vitale, per politiche più stabili.
L’assessore al Welfare Gianluca Cefaratti ha annunciato nel suo intervento che sarà presentata una proposta di legge ad hoc. «Il progetto per il futuro è proprio questo – ha sottolineato Davide Lucantoni dell’Irccs Inrca di Ancona – Costruire, cioè, una governance e ci sono già i presupporti perché le associazioni e le organizzazioni presenti sul territorio hanno sviluppato iniziative nel corso degli anni che potranno essere riprese, consolidate, riproposte. Accanto a questo è necessario un sistema che garantisca lo sviluppo nel tempo delle politiche, quindi attraverso una legge, un tavolo regionale».
E servono finanziamenti non annuali, ma che coprano un arco temporale più ampio, ha aggiunto il geriatra Mino Dentizzi, per dare stabilità alle iniziative. Il 32% della popolazione molisana, dati al 2023, è costituita da over 65. Di 136 comuni, 41 hanno fra 500 e 1000 abitanti, 32 invece meno di 500. Spesso, ha sottolineato Dentizzi, nei centri più piccoli gli anziani rappresentano anche il 70% dei residenti. Diventa molto complicato fare invecchiamento attivo in questi casi perché «in pratica i giovani non ci sono, non ci sono bambini». Solo con politiche serie si può invertire la rotta. L’obiettivo, ancora le parole del geriatra, è che gli anziani possano restare a vivere nei piccoli comuni. Quindi mettere a loro disposizione trasporti “sociali” per recarsi a fare delle analisi senza restare fuori casa una mattinata o quasi una giornata intera.
Supplire concretamente alla carenza di servizi, come sta realizzando la Caritas di Trivento con un progetto a cui Dentizzi collabora. «Da questo convegno – ha concluso – emerge la possibilità di fare tante cose nel futuro, soprattutto se c’è una sinergia fra la Regione, i centri sociali, le associazioni di volontariato, i sindacati dei pensionati».
L’invecchiamento attivo, ha confermato il prof Unimol Alfonso Di Costanzo, «potrebbe rappresentare un ottimo strumento per prevenire le demenze. In Molise si stimano oltre 6mila casi di pazienti con demenza, sono colpite soprattutto le donne e la prevalenza della malattia tende ad aumentare con l’aumentare dell’età. Con l’impegno cognitivo e fisico degli anziani possiamo agire sui fattori di rischio modificabili, come per esempio l’ipertensione, il diabete, l’obesità, la solitudine».