Una cerimonia bella, partecipata e sentita, quella che la Guardia di Finanza ha dedicato ieri ad Antonio Zara, il giovanissimo molisano ucciso 50 anni fa da un commando palestinese durante l’attentato all’aeroporto di Fiumicino.
Moderata dal caporedattore della Tgr Molise Antonio Lupo, la presentazione del volume che la Gdf ha affidato alle sapienti mani di Sergio Bucci – storiografo e giornalista della Tgr che ha dedicato opere importanti alle istituzioni del Molise e ai suoi uomini migliori – ha tratteggiato in maniera diretta, anche affettuosa, la figura di un “grande ragazzo”. Partito da San Felice del Molise per arruolarsi e formarsi alla Scuola di Portoferraio, inquadrato poi in un gruppo di militari destinati alla sorveglianza degli scali aerei, antesignano degli attuali Baschi Verdi.
Un eroe, ha detto il generale Vito Augelli (comandante interregionale dell’Italia meridionale), il cui sacrificio ricorda «che la democrazia e la pace non sono a costo zero». Un molisano autentico anche nelle parole del presidente del Consiglio regionale Quintino Pallante. «Voglio dire al fratello Angelo che non sarà mai dimenticato – ha aggiunto nei suoi saluti il prefetto di Campobasso Michela Lattarulo – perché è parte integrante della storia del nostro Paese».
Una delle parole chiave utilizzate da Filippo Gaudenzi, vice direttore del Tg1 e autore della postfazione al libro di Bucci sulla breve e luminosa esistenza di Antonio Zara, nel suo intervento all’auditorium di Palazzo Gil, è «vocazione». La vocazione del giovanissimo finanziere era diventare una “Fiamma gialla” per combattere la delinquenza. La vocazione di suo fratello Angelo, invece, quella di non lasciare mai solo Antonio, Tonino, come tutti lo chiamavano a San Felice. Entrambi l’hanno rispettata e portata avanti, nel caso di Antonio a prezzo della vita. Interpretando a pieno il motto della Guardia di Finanza: “nec recisa recedit”, neanche spezzata indietreggia. «Pur spezzato, Antonio non si è arreso ai terroristi». Cercando di divincolarsi, pur avendo un’arma puntata addosso. C’è tanto della concretezza del Molise e dell’educazione ricevuta in casa in quel gesto di ribellione ai soprusi, all’ingiustizia e alla violenza, ha aggiunto Gaudenzi. Allo stesso modo, «pur spezzato dal dolore, Angelo ha fatto in modo che, 50 anni dopo, siamo qui a ricordare suo fratello». Un pensiero, poi, per le altre vittime dell’attentato di Fiumicino (32 in totale, sei gli italiani). E un plauso da Gaudenzi al Corpo che a Zara ha tributato un ricordo costante. «Ha avuto una vita breve – ha concluso il giornalista – ma grazie a voi infinita».
Tra gli altri contributi, il prof Unimol Pardini ha riportato la platea agli anni del terrorismo interno e internazionale. L’attore Giorgio Careccia ha letto brani dal volume “Antonio Zara. Una vita per l’Italia” edito da Rubbettino. Dopo la toccante testimonianza del fratello del finanziere, l’autore – che ha coinvolto con precisazioni, racconti anche dell’ultimo anno trascorso a dar vita al volume – ha ricordato che le ultime parole di papà Gino, deceduto nel 2020, sono state per suo figlio. Prima di addormentarsi per sempre, chiamava suo figlio. Tonino.
r.i.

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