Reverendissimo don Biagio, intanto, le formuliamo i più sinceri auguri per questo nuovo ministero nell’Episcopato, alla sequela di Cristo, in una nuova realtà territoriale, il Molise, una giovane e anche adulta terra che ha appena compiuto i suoi 60 anni. Qual è il suo primo pensiero?
«Grazie per gli auguri e l’attenzione. Subito mi è venuto in mente che sono fortunato ad entrare in una regione che pur essendo così giovane ha grandi risorse che può esprimere e far crescere. Sarò anche io attento a cogliere la ricchezza e le potenzialità che offre alle persone in tutte le direzioni: nell’ambito imprenditoriale e produttivo, economico, culturale e sociale. Sicuramente l’autonomia raggiunta nei 60 anni apre ancora oggi a nuove possibilità, sollecita alla responsabilità per il bene comune. È sviluppo per la sanità, per le scuole e l’università molisana, possibilità di accesso a progetti e finanziamenti europei, ci sono maggiori opportunità per i giovani, valorizzazione e del territorio in tutti i suoi aspetti e sua difesa e tutela. Sono certo e auspico che continuerà ad esserci l’attenzione alle persone e soprattutto a quelle che hanno maggiori difficoltà, che vivono in povertà e sono le membra più fragili della comunità regionale. È bello pensare che le varie attività che saranno organizzate per festeggiare i 60 anni potranno consolidare il senso di appartenenza alla propria regione scoprendo quanto essa ha dato e potrà ancora dare e fare, anche dando opportunità ad ogni molisano, nei modi possibili, di poter contribuire alla crescita della propria regione. Faccio i miei più sentiti auguri a coloro che a vario titolo hanno cariche istituzionali a guida della regione e nella preghiera li affido al Signore perché possano servire con dedizione, responsabilità e frutto la nostra gente. Mi auguro che tutto questo possa rafforzare una maggiore consapevolezza di quanto sia importante essere radicati da sempre nei sani valori che caratterizzano i molisani e nella fede religiosa che sono certamente patrimonio di questa regione e che possono essere di aiuto e di sostegno alla crescita di tutti».
Il nuovo anno si apre con la 57ª Giornata mondiale della Pace che ha per tema “Intelligenza artificiale e Pace”. Papa Francesco invita a riflettere sul futuro dell’Intelligenza artificiale (IA) e sul progresso della scienza e della tecnologia come via per la pace affrontando la dimensione dell’etica. In che modo lo sviluppo tecnologico può promuovere la giustizia e la Pace?
«L’intelligenza artificiale è sicuramente una risorsa per l’umanità, considero che la sua creazione, realizzazione e uso sono frutto della intelligenza umana che è fondamento e guida all’utilizzo di ogni strumento e mezzo che la tecnologia e la scienza pongono a servizio dell’uomo. Va considerata e valutata qual è la possibilità di usare l’intelligenza artificiale, sempre, per il bene e la crescita della persona, in tutti gli aspetti della sua esistenza. Penso a quanto nella sanità può essere utile per varie cure o interventi, di sostegno a chi ha disabilità o menomazioni. La sfida sarà quella di saperne fare un uso appropriato, etico, che sappia rispettare la dignità della persona. Questa non sia esclusa dal lavoro, dalla creatività e capacità che può esprimere nei vari orientamenti e situazioni della vita, che non sia racchiusa in una serie di dati statistici o indagini commerciali e di consumo. Papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale della Pace cita la G.S. 57 che dice: “Anche il progresso della scienza, della tecnica, nella misura in cui contribuisce a un migliore ordine della società umana, ad accrescere la libertà e la comunione fraterna, porta dunque al miglioramento dell’uomo e alla trasformazione del mondo”. Ogni comunità e società è fatta di persone, non si può pensare che l’I.A. come unica interlocutrice porti a meccanismi che sostituiscono le relazioni personali fatte di umori, sensibilità, sentimenti. È importante educarsi ed educare e formare all’uso della I.A. salvaguardando le giovani generazioni da un uso esagerato, improprio ed immaturo, pericoloso, come abbiamo già visto per altra tecnologia. Un ultimo aspetto che vorrei sottolineare come via per la pace e la serenità tra i popoli è che l’intelligenza artificiale sia di, e, per tutti, non appannaggio o potere di pochi, ma beneficio a servizio dell’umanità. Ciò rende necessario il controllo sull’uso della stessa, per quali fini e scopi viene usata. Credo che questa attenzione porti ad un’etica giusta, equa che garantisce veramente la crescita dell’umanità. Per realizzare la giustizia e la pace anche l’I.A. può essere il mezzo per sconfiggere le povertà per eliminare la fame, per garantire un alloggio decoroso ad ogni famiglia. Se è uno strumento per l’uomo, lo sia per il bene comune».
Eccellenza, nella sua esperienza pastorale il mondo scout è una costante. Cosa le ha dato lo scoutismo, partendo dal motto che “sempel scout semper scout”? Qual è il senso dell’episcopato oggi, in una società secolare in cui la religione sta subendo una continua sclerotizzazione?
«Lo scautismo per me è stata un’esperienza bellissima veramente gioiosa che ricordo con piacere perché con i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti, ho condiviso momenti di gioco e attività varie, abbiamo fatto strada assieme, siamo stati nella natura riscoprendo la bellezza del creato e la presenza di Dio. Dal punto di vista formativo ed educativo ritengo, ed ho sperimentato, che il metodo scout è attualmente uno dei metodi migliori per educare ai valori importanti della vita e come dice la stessa promessa, con l’aiuto di Dio, quindi insegna a riconoscerlo presente e vicino. Lo scautismo mi ha rafforzato nell’impegno a progettare e collaborare assieme, a dare importanza all’essenzialità e al sacrificio, a misurarmi nella fatica. L’episcopato oggi ha il senso di essere una presenza importante all’interno della società come punto di riferimento che indica come Dio sia vicino all’uomo. Ancora dice quali sono i significati e valori per coltivare relazioni buone e pacifiche, dice attenzione a chi è in difficoltà. Credo che oggi più che mai servono testimoni che possono dire alla nostra società secolarizzata di rivolgere più attenzione all’uomo, di credere alla sua capacità di bene, alla sua ricchezza e spiritualità interiore per rivitalizzare e valorizzare il tempo che viviamo. La scelta di Cristo, l’amore per ogni persona, per tutti, specialmente i poveri, sono sempre valida proposta cristiana alla conversione e al cambiamento, servizio alla nostra società oggi».
Lei nasce a Matera e continua a vivere in questa terra ricca di tradizioni e di religiosità popolare. In Molise ritroverà questo legame forte per la madre terra. Quale pastorale pensa debba essere messa in campo per una corretta evangelizzazione attraverso la pietà popolare?
«La Basilicata e il Molise sono due regioni sorelle per ricchezza di tradizioni e valori, per come sono le persone, gente semplice, grandi lavoratori che con orgoglio sentono l’appartenenza alla propria terra, ad una regione e ad un popolo di religiosità cristiana che nella pietà popolare vuole dire la propria appartenenza a Dio. Essa è ancora oggi segno di una fede che può essere sopita, a volte nascosta, a volte vissuta in modo discontinuo, che però esiste, è certa. Credo che la religiosità popolare è importante e preziosa, fermo restando che bisogna liberarla da alcune esagerazioni o forme pagane che allontanano dalla chiesa la comunità cristiana, è necessario però non buttare via il bambino con l’acqua sporca, quindi si deve salvaguardare quanto di bello, ricco, importante e forte c’è nella fede del popolo molisano. Una buona evangelizzazione della pietà popolare può far riscoprire i valori che hanno le tradizioni popolari, la sapienza umana che custodiscono nel tempo e assieme alla sapienza della fede si deve trovare il giusto equilibrio per una religiosità matura ed espressione certa di preghiera e comunione con Dio e tra gli uomini».
Nella sua formazione culturale ha scelto la teologia spirituale con una licenza presso la PUG. Alla luce dei suoi studi e della sua esperienza pastorale, come si può vivere oggi la spiritualità cristiana?
«La spiritualità cristiana è fondata sulla persona di Gesù Cristo che guida e illumina la propria esistenza. Oggi attraverso movimenti e associazioni c’è una ricchezza di modi con cui la spiritualità cristiana può essere espressa senza che nessuna abbia la pretesa di essere l’unica e assoluta via per seguire Gesù Cristo. Nei miei studi ho potuto apprezzare l’importanza della testimonianza che i santi hanno dato nella chiesa, e sono tanti e con diversi carismi, imitandoli si può vivere una spiritualità di fede profonda, capace anche oggi di orientare in modo “contempl-attivo” ogni cristiano. In un mondo così pressante con i ritmi di vita che impone, la spiritualità cristiana può essere il modo di tenere il passo del nostro tempo, con equilibrio, con la presenza di Dio nella nostra storia. Soprattutto assieme ad ogni fratello, nell’ascolto e prossimità reciproche, nella condivisione possiamo costruire fraternità umana e cristiana più serena e bella».
Si avvicina sempre più l’ingresso nell’arcidiocesi di Campobasso-Bojano: come si sta preparando a questa nuova avventura che Francesco le ha proposto?
«Nella preghiera personale e nell’affidarmi a quella di tanti che nella mia diocesi di origine e in quella che incontrerò so che mi sostengono. Mi fido del Signore che ha voluto questo mio compito e impegno e allora sicuramente provvederà al bene di coloro che nel mio ministero mi appresto a servire. Ancora sto cercando di comprendere e interiorizzare quanto Papa Francesco mi ha chiesto perché io compia la volontà di Dio nel dono di me alla chiesa di Campobasso-Bojano. Ho molto da capire e imparare della realtà ricca che incontrerò. Sono aperto a camminare con il popolo della chiesa a cui sento già pienamente di appartenere seguendo Cristo buon Pastore perché mi aiuti ad essere un buon vescovo. Chiedendomi e affidandomi questo servizio nella chiesa, spero che Dio provvederà al bene di tutti anche con il mio ministero episcopale. Prego il Signore perché mi aiuti ad essere con voi un buon cristiano e per voi un buon vescovo».
Grazie per averci donato un po’ del suo tempo… Allora ci lasciamo con l’augurio scout: buon cammino!
«Grazie a voi per avermi chiesto di condividere un po’ di quello che sono. Con l’aiuto di Dio e affidandomi a Maria Madre della Tenerezza vengo nella chiesa di Campobasso-Bojano.
Il Signore ci benedica».
GRAZIE!

Rita D’Addona

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