Sul ddl Calderoli serve un dibattito approfondito, non solo «urla e schiamazzi». Italo Di Sabato, esponente storico della sinistra antagonista, è uno dei promotori del Comitato spontaneo “Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo”. Contrario al disegno di legge già approvato dal Senato «non per partito preso – spiega – ma perché convinto che metterà in competizione i territori, e quelli che non hanno un gettito fiscale adeguato non potranno che soccombere, e darà il colpo di grazia alla Costituzione repubblicana». L’obiettivo del Comitato, sottolinea dunque, è aprire in Molise una riflessione consapevole «su quello che c’è scritto nella proposta» e quindi elaborare una piattaforma di proposte da valorizzare in una manifestazione a Campobasso con la partecipazione di un costituzionalista.
«Esiste un documento del dipartimento degli Affari regionali che indica già 500 funzioni trasferibili alle Regioni. Quelle più forti, che hanno le risorse per gestirle, le chiederanno. Le Regioni in difficoltà, con poche o pochissime entrate, non riusciranno a garantire i servizi e quindi i diritti dei cittadini. Che diventeranno merce, privatizzati in tutto. Vogliamo affrontare il tema agricoltura? Le piccole imprese non reggeranno e tornerà il latifondo. In poche parole, lo Stato sarà disarticolato e la Costituzione snaturata del tutto». Il percorso di stravolgimento della Carta repubblicana, aggiunge, è iniziato oltre 20 anni fa. «La riforma del Titolo V, le leggi emergenzialistiche, l’inserimento in Costituzione dell’equilibrio di bilancio. Vi rendete conto, per esempio, che se non si ripiana il debito della nostra sanità si compie un atto incostituzionale? Questa attuazione dell’autonomia differenziata, che rappresenta la realizzazione delle teorie di Miglio, sarebbe l’ultimo step di questo disegno. Ascolto rappresentanti istituzionali e parlamentari che parlano della necessità di mettere in campo azioni per le aree interne e poi dichiarare il sì all’autonomia. Beh, allora sono per la morte delle aree interne. Si vuole far credere che a salvarle sarà la fissazione dei Lep. Ma se in 23 anni non sono stati fissati ci sarà un motivo…».
Il Comitato si propone di promuovere la partecipazione attiva dei cittadini, un confronto aperto con i sindaci e le comunità che lo richiederanno. «Poiché il sistema democratico della rappresentanza non può prescindere dal coinvolgimento quantomeno consultivo e propositivo del popolo nelle decisioni da assumere, questo ci sembra il criterio metodologico più immediato per iniziare un confronto sul disegno di legge», dicono dal sodalizio. Per fissare un incontro si potranno contattare i
numeri telefonici o le mail indicati a fianco del nominativo dei promotori nel box in pagina.
L’appello del Comitato – a cui hanno dato vita fra gli altri anche Domenico Di Lisa, Rossano Pazzagli, Gigino D’Angelo, Adele Fraracci, Pasquale Di Lena e Umberto Berardo – rilancia l’invito dell’arcivescovo di Napoli Battaglia: «“Che il Vangelo e la Costituzione, in questo tempo complesso e difficile, che chiede la generosità e l’impegno politico di tutti, ci tolgano il sonno, divengano un peso sulla nostra coscienza, fino a quando ogni riforma e ogni legge, anche la più piccola, non sia orientata al bene di tutti, iniziando dai più fragili”, così da far crescere “una comunità rinnovata, fondata sulla solidarietà, sulla giustizia, sulla pace”».
Per informazioni e adesioni si può fare riferimento al gruppo Facebook “Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo”.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.