Confindustria torna all’attacco della giunta regionale di centrodestra. Due giorni di fuoco nei rapporti fra l’organizzazione di via Cardarelli e l’esecutivo Roberti. Dopo le critiche del presidente Longobardi alla delibera sui debiti commerciali dell’ente (“sospettata” di illegittimità costituzionale), ieri il vice Mauro Natale ha messo il carico. Riassumendo le misure collegate al contributo concesso dallo Stato – 20 milioni all’anno fino al 2033 – per ridurre il disavanzo da 560 milioni, ha sintetizzato: «Sarà un ennesimo bagno di sangue per imprese e cittadini molisani, che oggi hanno una sola certezza: pagheranno più tasse e avranno meno servizi».
Nella delibera sulle transazioni per i debiti commerciali, ha riassunto Natale, sono indicate le misure che Palazzo Vitale dovrà adottare per ripianare il deficit, prima fra tutte «l’aumento dell’addizionale regionale Irpef, in deroga al limite previsto dalla legislazione vigente. Nel Molise, lo sappiamo tutti, l’aliquota era già al massimo. Ora, in virtù della deroga prevista dall’ultima legge finanziaria dello Stato, l’aliquota può essere ulteriormente aumentata senza che esista più un tetto massimo».
Una misura che, ha reso noto l’assessore Cefaratti nei mesi scorsi spiegando che alla leva fiscale è collegato l’aiuto dello Stato, porterà 17 milioni di euro in più all’anno nelle casse regionali. «Sono inoltre previsti – ha proseguito Natale – un incremento dei canoni di concessione e locazione del demanio e parallelamente lo snellimento e la riorganizzazione della struttura amministrativa. L’insieme di queste misure impatta fortemente sulle imprese attive in regione perché genera un aumento dei costi diretti e una contrazione dei servizi amministrativi a supporto del sistema imprenditoriale. Ad esempio, tutte le aziende che operano su concessioni demaniali – come le imprese del settore estrattivo (cave) e delle risorse idriche (acqua) – vedranno lievitare i costi in maniera esponenziale, rendendo la loro presenza in Molise svantaggiosa rispetto ad imprese analoghe operanti in territori limitrofi più competitivi. Si tratta di attività economiche che generano un indotto significativo nei settori dell’edilizia e dell’agroalimentare e il loro depauperamento ha un impatto pesante sull’economia regionale».
La Regione, ancora Natale, «ha dovuto introdurre una serie di misure volte ad incrementare le proprie entrate, in assenza delle quali non avrebbe ricevuto dal governo Meloni le risorse (40 milioni stanziati per il 2023) utili a coprire una parte dei propri costi. Con le misure individuate dalla giunta Roberti, c’è poco da essere fiduciosi perché – come scritto nella legge di bilancio – vengono attuate “nelle more dell’individuazione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) e dell’attuazione del federalismo regionale”. Infatti, pur aumentando al massimo le entrate derivanti dalle tasse e dalla “valorizzazione del patrimonio ” e pur snellendo la macchina amministrativa, il bilancio regionale non chiuderà mai in pareggio. Sarà un ennesimo bagno di sangue per imprese e cittadini molisani – ha concluso – che oggi hanno una sola certezza: pagheranno più tasse e avranno meno servizi».