I disagi registrati a Campobasso domenica scorsa, con rubinetti a secco in molte zone della città a seguito della riduzione del flusso immesso nei serbatoi comunali, dimostrano «che il sistema idrico va ripensato profondamente». Perché «siamo al punto di non ritorno».
Nessun passo indietro da parte di Molise Acque che, anzi, rilancia. «Diamo la nostra massima disponibilità e chiediamo un tavolo permanente presso la Regione o l’Egam per cercare le opportune soluzioni».
Insieme ai componenti del Cda e del collegio sindacale, il presidente dell’ente di via De Pretis Stefano Sabatini ha incontrato ieri gli organi di informazione per replicare alla nota di Grim – società pubblica che gestisce il servizio idrico integrato per conto dell’Egam e quindi si è sostituito ai Comuni nell’interlocuzione con Molise Acque – e spiegare cosa è accaduto e perché. Con due note, una del 19 aprile e l’altra del 6 maggio, l’ex Erim ha comunicato a Grim, Egam, Regione, Prefetture di Campobasso, Isernia, Foggia, Caserta, Benevento e Avellino (anche queste interessate dalla fornitura da parte dell’ente molisano) e ai Comuni servizi il «rischio di una immediata riduzione della potenza elettrica erogata in ragione delle difficoltà nell’onorare gli impegni di pagamento nei confronti del fornitore di energia elettrica». Da quel momento, ha dichiarato Sabatini, i Comuni e Grim avrebbero dovuto e potuto «attivarsi per tenere sotto controllo i serbatoi e non farli svuotare del tutto». Sabatini ha risposto anche all’ex sindaco di Campobasso Roberto Gravina, oggi consigliere regionale 5s, che ha censurato la mancata indicazione di una data per la riduzione. «Le comunicazioni di legge sono queste», ha insistito Sabatini.
La riduzione del flusso, ha proseguito, è rimasta comunque entro i limiti previsti dalle norme: da 320 litri al secondo, a Campobasso, si è scesi a 270. Il limite minimo è 240. «E ci sono stati disservizi. Pensate se noi dessimo ai Comuni il minimo a cui siamo obbligati, praticamente tutto il Molise avrebbe i rubinetti a secco».
Ma perché è stato ridotto il flusso? Scelta obbligata, ha ribadito Sabatini e con lui l’intero Consiglio di amministrazione, per non andare in “regime di salvaguardia” che avrebbe significato un aumento del costo e «un buco enorme nei conti di Molise Acque e quindi della Regione». L’ente vive una difficile situazione finanziaria e non riesce a pagare le bollette dell’elettricità. Con la messa in atto del piano di riduzione, il fornitore dell’energia non applica la “salvaguardia”. Da cosa derivano le difficoltà finanziarie dell’ex Erim è presto detto. E qui il dito è puntato proprio contro Grim. «L’80% delle nostre entrate è rappresentato proprio dai pagamenti della Grim nei confronti della quale vantiamo un credito di 12 milioni», ha specificato i numeri Sabatini.
Molise Acque si occupa della captazione e dell’adduzione delle risorse idriche, dai serbatoi comunali in poi invece la gestione è di Grim, quindi la distribuzione e la depurazione. Gli utenti pagano a Grim che a sua volta deve saldare la fornitura del “grossista”. All’ingente credito vantato Sabatini ha aggiunto l’aumento dei costi. «Paradossalmente, mentre il Molise si spopola il consumo di acqua aumenta, questo perché c’è un’elevatissima dispersione, le reti comunale sono un colabrodo. Noi immettiamo più acqua che però si spreca». Dal punto di vista economico, quando il rapporto era con i Comuni «il sistema bene o male reggeva». Ora, invece, «siamo al punto di non ritorno». Sabatini lo dice premettendo e ribadendo più volte che non c’è alcun intento polemico, ma di fatto il suo è un atto di accusa. «Bisogna mettere in condizione Grim di pagarci e intervenire immediatamente sulle perdite. Perché siamo al punto di non ritorno».
Non senza aver evidenziato che «il governatore Roberti e l’assessore Marone si sono fatti carico dei nostri problemi», il presidente di Molise Acque ha concluso rendendo nota la richiesta, avanzata al presidente Quintino Pallante, di essere ascoltato in audizione insieme al Cda dall’intero Consiglio regionale. «Prima del 2017 il rapporto era direttamente con i Comuni e il sistema bene o male reggeva. Ora il sistema si è inceppato».
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