Secondo le stime della Banca d’Italia, l’aumento dell’attività economica in Molise nel 2023 è stato pari allo 0,9%. In linea con la media nazionale e leggermente meglio che nel resto del Sud, ma molto al di sotto del +4,2% registrato nel 2022.
A rallentare la ripresa, gli effetti della restrizione monetaria, l’inflazione e i difficili scenari geopolitici internazionali.
Il Rapporto della Banca centrale, illustrato ieri mattina dagli analisti del Nucleo per la ricerca economica Marco Manile e Gabriele Carcaiso e sintetizzato a margine con la stampa dalla direttrice della filiale di Campobasso Fulvia Focker, fotografa una realtà con più ombre che luci. Ieri pomeriggio all’Università il consueto convegno di approfondimento, quest’anno un focus sull’automotive, che in Molise dà lavoro al 21% degli occupati totali e rappresenta il 19% del valore aggiunto.
Si è registrata un’espansione dell’industria anche se nel settore sono diminuiti gli investimenti.
Nel settore delle costruzioni, dopo il forte aumento del biennio 2021-22, le ore lavorate si sono sostanzialmente stabilizzate su valori ampiamente superiori a quelli precedenti la crisi pandemica, sostenute sia dagli incentivi fiscali per la riqualificazione edilizia sia dall’attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le previsioni in questo caso però non sono brillanti proprio per via delle modifiche al regime del Superbonus. Il commercio è stato frenato dalla debole crescita dei consumi mentre il comparto turistico ha beneficiato della ripresa delle presenze nelle strutture ricettive.
Per le famiglie è proseguita la crescita del reddito nominale mentre ha continuato a ridursi il potere d’acquisto per effetto di un’inflazione ancora elevata seppure in diminuzione (livello medio del 2023 al 4,8%). Gli acquisti di beni e servizi hanno rallentato, nonostante l’ulteriore espansione del credito al consumo; le compravendite di immobili residenziali, così come le richieste di mutui, si sono sensibilmente ridotte a causa del livello elevato dei tassi di interesse. Quella che si è ridotta, per i nuclei familiari molisani, è la ricchezza reale.
In aumento, invece, gli occupati e la popolazione attiva. Ma si tratta di numeri ancora al di sotto dei livelli pre pandemia. La causa, in questo caso, è lo spopolamento. L’andamento demografico sfavorevole, infatti, è stato solo in parte compensato dalla disponibilità di forza lavoro straniera.
Nel settore privato la crescita delle posizioni lavorative alle dipendenze è stata sostenuta soprattutto dalle forme contrattuali a tempo indeterminato; le retribuzioni sono salite moderatamente, recuperando solo parte dell’erosione dei redditi reali dovuta all’inflazione. Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni hanno continuato a scendere, attestandosi su livelli ormai in linea con quelli precedenti il Covid, grazie al consistente calo registrato nell’industria dei mezzi di trasporto.
Anche in Molise, poi, è proseguita la riorganizzazione della rete distributiva delle banche con un’ulteriore contrazione del numero degli sportelli a disposizione e un aumento dell’utilizzo degli strumenti digitali per la clientela. La crescita del credito bancario a imprese e famiglie si è interrotta, per effetto soprattutto del calo della domanda su cui ha influito il rialzo dei tassi di interesse. I depositi bancari sono lievemente cresciuti sostenuti dalla componente a risparmio.
La spesa corrente primaria delle amministrazioni locali è ancora cresciuta, alimentata soprattutto dagli esborsi per l’acquisto di beni e servizi. L’aumento della spesa in conto capitale è proseguito, anche grazie al consistente incremento degli investimenti per l’attuazione dei progetti previsti dal Pnrr.
Al Piano nazionale di ripresa e resilienza il Rapporto dedica un approfondimento ad hoc. Al 7 dicembre 2023 risultano assegnati a soggetti attuatori pubblici 1,1 miliardi per interventi da realizzare in Molise. In rapporto alla popolazione, circa 4.000 euro pro capite, molto al di sopra della media italiana (di poco superiore a 1.900 euro). Tra le diverse missioni, particolare rilevanza assumono quelle dedicate alla transizione ecologica e alle infrastrutture per la mobilità sostenibile,
che insieme assorbono il 52,6% per cento delle risorse complessive contro il 42,4% a livello nazionale. Inoltre, il 74% delle gare bandite è stato aggiudicato e il 16% dei cantieri aperti è concluso (dati febbraio 2024). Lo stato di avanzamento è al 19%, meglio della media nazionale.
r.i.

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