Negli ultimi giorni, la stampa nazionale – ripresa e circostanziata da quella locale anche per il Molise e per l’Abruzzo – ha riportato le conclusioni e i dati di uno studio condotto dalla Community “Valore Acqua per l’Italia”.
La Community, come è noto, coinvolge tutti gli attori-chiave della filiera dell’acqua italiana: operatori del ciclo idrico integrato, rappresentanti del mondo dell’agricoltura, provider di tecnologia e software, fornitori di macchinari e di impianti nonché le istituzioni nazionali ed europee di riferimento; ciò, ai fini di un confronto permanente in ordine alla gestione della risorsa acqua e agli effetti del cambiamento climatico.
In virtù delle indagini condotte,”Valore Acqua per l’Italia” ha purtroppo dovuto concludere che:12 regioni, tra le quali il Molise e l’Abruzzo, soffrono di “alto stress idrico”; altre 4 di “medio stress” mentre Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige sono soggette – al momento – ad uno stress “basso”.
La siccità – afferma la Community – ha raggiunto livelli preoccupanti tanto che in Italia, in un anno (rilevazione a fine 2022), è stata registrata una perdita del 51,5% delle risorse idriche rinnovabili rispetto alla media storica dal 1950. L’agricoltura e l’idroelettrico risultano i settori maggiormente colpiti dal riscaldamento globale e dalla siccità e, per quest’ultimo, la capacità di soddisfare la domanda energetica ne esce significativamente compromessa.
In particolare, riferisce ancora “Valore Acqua per l’Italia”, «… le precipitazioni totali sono drasticamente diminuite e il manto nevoso ha registrato un deficit del 60% rispetto alla media del decennio 2010-2021. A causa delle elevate temperature, solo il 13,5% delle piogge ha contribuito alla ricarica delle falde acquifere. Questo fenomeno desta ulteriore preoccupazione in quanto si prevede che la risorsa idrica rinnovabile si ridurrà ulteriormente del 40% entro il 2100, con picchi di riduzione del 90% nel mezzogiorno d’Italia».
Per quanto riguarda la nostra regione, dire che il Molise sia una regione ricca di acqua è ormai uno stereotipo non più rispondente alla realtà. Infatti, anche sui nostri monti, già famosi per l’abbondante innevamento, lo scorso inverno non ha quasi nevicato e le piogge primaverili, alquanto scarse, non hanno in alcun modo supplito.
Molise Acque ha riscontrato «… un calo nell’erogazione delle sorgenti profonde ed ancor più in quelle superficiali…» rilevando che «… la penuria di acqua di sorgente, a cascata, diventerà penuria nei serbatoi comunali…». La diga del Liscione, ancora a giugno, ad esempio, è già un metro e mezzo al di sotto del livello massimo; l’invaso di Occhito è pieno a metà rispetto al 2023; la sua disponibilità è, ad oggi, il 50% di quella registrata nello stesso periodo dello scorso anno, quando era di 240 milioni di metri di acqua rispetto ai 127 attuali.
In sostanza, per dirla con il meteorologo Gianfranco Spensieri, la crisi idrica del Molise è piena: «Sono quasi 120 milioni (praticamente il 50% in meno) i metri cubi in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno».
Dalla Campania, regione alla quale il Molise fornisce acqua, arriva una richiesta ormai eccessiva; Molise Acque ha annunciato alle Prefetture di Benevento e di Avellino chiusure notturne che, a breve, non saranno una ipotesi astratta ma una necessità anche per la nostra regione. Per far rialzare il livello idrico nei serbatoi o limitarne l’abbassamento, in questi giorni si stanno facendo verifiche tecniche propedeutiche,considerando anche l’eventualità di risoluzioni da prendere «di concerto con i sindaci»; si prevede, inoltre, l’eventualità di riattivare il potabilizzatore a valle della Diga del Liscione.
Se il Molise è assetato, non sta molto meglio l’Abruzzo, anch’esso – come detto – compreso tra le 12 Regioni ad “alto stress idrico”.
Invero, solo per rimanere vicini a noi e con riferimento alle notizie stampa più recenti (19 giugno u.s.) è Pettorano sul Gizio, nella Valle Peligna, ad adottare provvedimenti restrittivi in ordine all’utilizzo dell’acqua. Il sindaco ha infatti emesso un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua potabile per irrigare orti, giardini privati e lavare autoveicoli, consentendolo esclusivamente per usi domestici, igienici e zootecnici; e ciò, con l’invito rivolto a tutti i cittadini di segnalare eventuali sprechi o usi impropri dell’acqua potabile per l’applicazione delle relative sanzioni pecuniarie.
In questo quadro (e con queste prospettive) che senso assume il progetto “Pizzone II”? Cinque anni di cantieri (nelle ottimistiche previsioni dell’Enel) con i pertinenti lavori profondamente invasivi, sconquasserebbero una delle più belle aree del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: un territorio che oggi è severamente protetto per la sua preziosa integrità; verrebbe inoltre cinicamente negata una vocazione di sviluppo turistico fondata su pregevoli biodiversità in un paesaggio di rara purezza;ancora, verrebbe impressa una definitiva accelerazione per uno spopolamento senza più speranze. Il tutto, al solo scopo di spendere mezzo miliardo di euro in megastrutture verosimilmente destinate in breve tempo al nulla, non solo a causa di un prevedibile sviluppo tecnologico che verrebbe a privilegiare diverse e più convenienti fonti di energia ma sicuramente per l’insufficienza di acqua: materia prima che verrebbe contesa tra l’idroelettrico e le necessità della popolazione per un’area che la siccità renderà sempre più vasta!!!
Le popolazioni dell’Alto Sangro e dell’Alto Volturno, organizzate nel “Coordinamento No Pizzone II” ed affiancate dall’Associazione “Terra Sancti Vincentii”, dal Wwf Molise nonché da altri gruppi, hanno innalzato ed innalzano chiara la relativa voce di contrarietà all’assurdo progetto.
Non altrettanto si può dire per le istituzioni e, in particolar modo per quelle molisane. Proprio le istituzioni, infatti, avrebbero l’obbligo di essere lungimiranti e tempestive, intervenendo ben prima che i buoi siano scappati dalla stalla, evitando, così, di ridursi ad inseguire inutilmente emergenze non più gestibili e finendo, conseguentemente, con l’abbandonare a sé stessa la popolazione che avrebbero dovuto governare.
Ad istituzioni di tal tipo, fanno eroicamente eccezione due Amministrazioni abruzzesi interessate al progetto in modo diretto: i Comuni di Barrea e quello di Alfedena nonché una terza – molisana – pur non direttamente investita dalle opere: il comune di Rocchetta a Volturno. Totalmente sola nella regione, Rocchetta si è assunta l’onere (del tentativo) di salvaguardare l’alta Valle del Volturno. Purtroppo infatti, nei due Comuni molisani direttamente interessati alla devastazione, un sindaco –assumendosi apertamente le relative responsabilità per una scelta pur palesemente errata – ha comunque manifestato con chiarezza il proprio favore al progetto; il vertice dell’altro Comune, nell’attesa di conoscere lo scempio definitivo, ha assunto una posizione possibilista e, quindi, di sostanziale apertura all’eventualità di veder violentato – figuratamente e materialmente – il proprio territorio (un’area, infatti, perde la propria integrità a prescindere dalla percentuale di corruzione e degrado che le viene inoculata: una percentuale che, ad ogni modo, sarebbe sempre troppo elevata).
Ma se – in taluni casi – i piccoli comuni si trovano di fronte a problemi difficilmente inquadrabili da parte dei relativi sindaci, con non altrettanta indulgenza si può comprendere l’atteggiamento di amministratori regionali, i cui curricula darebbero spesso atto del possesso di ben altra adeguatezza di valutazione e visione. Sorprende del tutto, pertanto, la morbidezza manifestata nei confronti del progetto dal governo molisano.
Certo è che nell’iter autorizzatorio previsto per il progetto “Pizzone II”, il fattore del cambiamento climatico dovrà essere tenuto in assoluta considerazione, lasciando la barra dritta verso l’interesse della popolazione dell’Alto Sangro e dell’Alto Volturno. Il rischio di sacrificare un territorio, la sua popolazione ed ingenti risorse per nulla è massimo e concreto.
Sarebbe pertanto assolutamente auspicabile che le Amministrazioni locali e quella regionale, per ben orientare le proprie azioni, approfittassero dell’occasione offerta venerdì 28 giugno presso la sala Schuster dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno. Nella predetta sede, infatti, alle ore 18.00, la tematica sarà oggetto di un incontro con la popolazione. Il Generale dell’aeronautica Militare Elia Rubino, esperto di meteorologia, illustrerà il fenomeno del cambiamento climatico, il dottor Aldo di Benedetto, sindaco di Barrea e già direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, farà il punto sulle risorse idriche del territorio interessato al progetto e, infine, il prof Nanni Piacentino, arcinoto ed illustre fisico campobassano, amplierà l’orizzonte, oltre l’idroelettrico, sulle altre fonti di energia pulita.

Gian Carlo Pozzo

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