“Oltre la crisi: nuove strategie per il vino rosso molisano”: questo l’argomento della tavola rotonda promossa sabato scorso a Termoli (nella Casa museo Stephanus) dal Centro servizi di Confcooperative Molise e dalla cooperativa Molise Wow presieduta da Oscar Vetta.
Hanno partecipato cantine sociali (sei calici su dieci che arrivano sulle nostre tavole sono “cooperativi”), cantine private (Di Majo Norante, ma anche Borgo di Colloredo, di Remo, Di Vito, Giagnacovo, Catabbo, Cipressi) rappresentanti delle istituzioni, organizzazioni professionali, diversi viticoltori, rappresentanti di Gal e dei tre distretti alimentari riconosciuti dalla Regione (vino, olio e miele). Ospite d’eccezione Luca Rigotti, presidente della Cantina Cooperativa Mezzacorona (oltre 280 milioni di fatturato), presidente del Gruppo Vino del Copa Cogeca (la più importante organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e agroalimentare in Europa) e coordinatore del Tavolo nazionale di Filiera Vitivinicola composto da Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, Cia Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini).
I lavori sono stati introdotti dal presidente della Camera di Commercio del Molise Paolo Spina, che ha offerto al dibattito un’analitica rappresentazione dell’economia molisana. Quindi la parola è passata a Rigotti che ha descritto con puntualità la situazione italiana ed europea del comparto vitivinicolo e, su esplicita richiesta, ha adescritto il modello Mezzacorona. Il dibattito che ne è seguito, con le riflessioni di Giovanni Di Matteo (vicepresidente della Cantina Cliternia), Adamantonio Flocco (presidente Cantina San Zenone), Claudio Cipressi (vicepresidente del Consorzio di Tutela della Tintilia), Gabriele Di Biasio (presidente Movimento del Turismo del Vino), arricchito dalle riflessioni dal vicepresidente di Coldiretti Molise Adamo Spagnoletti, ha contribuito a delineare il quadro del comparto regionale che non si discosta da quello nazionale.
Le conclusioni sono state affidate a Pierluigi Milone, capo dell’assistenza tecnica al Piano di sviluppo rurale delle Regione Molise. Milone ha più volte evidenziato che il «futuro del vitivinicolo molisano, ma anche dell’agricoltura regionale più in generale» non passa per una intensificazione degli aiuti pubblici al settore, un sistema non più adeguato ad affrontare le sfide del futuro. L’idea rappresentata da Milone è quella di un comparto che sa lavorare insieme, salvaguardando e rafforzando le singole identità, ma socializzando le difficoltà, i costi, la promozione, l’assistenza. Punti cardine, a ben guardare, dell’esperienza cooperativa.
«Vedere le più importanti cantine molisane, che nel loro insieme rappresentano uno spaccato importante dell’economia regionale, agricola e non, riunite per discutere insieme sulle problematiche del settore e sulle possibili soluzioni, è un passaggio di cui siamo straordinariamente soddisfatti», ha dichiarato il presidente di Confcooperative Molise Riccardo Terriaca. «I ragionamenti che sono stati sviluppati, relativi a scelte produttive che dovranno andare sempre più verso la sostenibilità, così come, invece, sul mercato proporre una nuova narrazione del vino per un consumo moderato e consapevole e, infine, l’invito rivolto alle istituzioni europee a riflettere con attenzione sulla scelta degli espianti e, nel contempo, approfondire, invece, il blocco per un certo periodo dei nuovi impianti produttivi, sono elementi intorno ai quali è possibile costruire una strategia settoriale. Ma soprattutto – ha chiosato Terriaca – siamo molto contenti che sia emersa complessivamente una forte condivisione sull’esigenza di ragionare in termini di filiera, dunque di aggregazione, leitmotiv tipico della cooperazione virtuosa, all’interno della quale, ovviamente devono essere presenti anche le istituzioni che ne rappresentano un anello irrinunciabile».
La giornata ha segnato, dunque, l’avvio di una nuova stagione del comparto vitivinicolo molisano che decide, sostanzialmente all’unanimità, di mettere al centro di tutte le strategie da adottare il concetto dello stare insieme, del lavorare come filiera o, come ha precisato qualcuno, di puntare sul Distretto. La promozione e lo sviluppo del Distretto – concludono da Confcooperative – «potrebbe essere un banco di prova per testare le reali intenzioni strategiche delle istituzioni regionali, al momento, per la verità, un po’ distratte. Se sono rose, fioriranno, altrimenti si delineeranno tempi duri, per tutti, vignaioli, cantine e non solo».

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