«Tre settimane ancora e non ci sarà più acqua per l’agricoltura nel Centrosud». L’allarme lanciato nelle ultime ore dall’Anbi, l’associazione dei consorzi di bacino, porta drammaticamente il tema della siccità nell’agenda della politica nazionale e locale.
Sarà un’estate molto complicata – per molti versi lo è già – soprattutto per le colture e gli animali. Difficoltà si stanno registrando anche per le utenze domestiche, in particolare nei centri (e in Molise sono tanti) la cui rete di distribuzione è di fatto un colabrodo.
Lo stato dell’arte in Molise, dove non è ancora allarme rosso ma senza piogge ci si arriverà presto, lo ha descritto il governatore Francesco Roberti nelle dichiarazioni rilasciate ieri all’Ansa. «La situazione delle falde acquifere e sorgenti in Molise è continuamente monitorata. La mancanza di piogge ne ha ridotto la portata idrica. Di conseguenza siamo costretti a sopperire con le autobotti della Protezione civile in alcune zone del territorio».
Le amministrazioni locali sono state allertate. «Ogni sindaco è chiamato a predisporre un’ordinanza per proibire un utilizzo improprio dell’acqua. Purtroppo abbiamo avuto un anno con poche piogge – prosegue il governatore – ed è importante evitare lo sperpero delle risorsa per giardini e altri usi impropri. Per fortuna alcuni bacini presenti hanno una buona capienza di stoccaggio di acqua. Abbiamo una buona capacità con il Liscione, ma l’estate è ancora lunga e l’acqua che arriva dal Matese dobbiamo saperla utilizzare con parsimonia».
Dal lago di Guardialfiera, da quando a inizio luglio è stato attivato il potabilizzatore, le risorse idriche non sono più destinate solo ai campi ma anche nelle case della costa. L’invaso artificiale sta dando quindi manforte al Molisano centrale. Intanto è stato attivato un tavolo tecnico di emergenza con Egam, Grim, Regione e Molise Acque. «Stiamo monitorando attentamente le nostre risorse idriche», ancora Roberti che ha annunciato «la richiesta di un intervento per il dragaggio nella diga del Liscione».
Soprattutto, ha concluso, bisogna «riscoprire le sorgenti trascurate e metterle a sistema. Stiamo utilizzando le risorse nazionali stanziate dal Governo per riattivare le sorgenti alcune delle quali, a causa di assenza manutenzione, sono ormai chiuse. Bisogna riattivarle al più presto con lavori mirati affinché possano in futuro essere utilizzate».
La situazione più seria si registra al confine con la Puglia. La diga di Occhito, gestita dal Consorzio della Capitanata, serve l’agricoltura della provincia di Foggia oltre ad alimentare l’Acquedotto Pugliese ed è ormai vicinissima alla soglia del “volume morto” (40 milioni di metri cubi, ieri la disponibilità era poco più di 75 milioni). In soli otto giorni ha visto ridotta la sua portata di oltre 15 milioni di metri cubi, ha segnalato l’Anbi nel suo report. Dalla metà di agosto, secondo le previsioni, servirà solo per l’uso potabile. L’ente della Capitanata ha già avvisato: le scorte basteranno al massimo per i prossimi 15 giorni. Cattiva notizia anche per gli agricoltori molisani “clienti” del Consorzio di bonifica Basso Molise che deriva le acque anche dall’invaso sul fiume Fortore per un’area di 600 ettari (100 quelli effettivamente irrigati). Uliveti, vigneti, campi di pomodoro – come ha documentato l’altro ieri la Tgr Molise – fra cui un’azienda di 30 ettari a Melanico, nel versante Sud di Santa Croce di Magliano.
Invasi quasi vuoti un po’ ovunque al Centrosud, pure l’acqua della diga di Chiauci (alimentata dal fiume Trigno) si esaurirà entro metà agosto. Lo ha messo nero su bianco il presidente del Consorzio Vasto Sud, titolare dell’impianto.