Un anno fa se ne andava, a soli 61 anni, un magistrato che ha fatto la storia recente del Molise. In una calda mattina d’estate, la notizia dell’improvvisa scomparsa di Fabio Papa suscitava dolore, sgomento e sincera commozione non solo tra coloro che lo conoscevano.
Persona perbene, pubblico ministero integerrimo e amico – sempre mantenendo le dovute distanze – di chi per professione scrive di cronaca giudiziaria, ha lasciato un segno indelebile e ricordi straordinari di faticose ma bellissime esperienze di lavoro, che spesso inducono a rievocarlo con piacere e ammirazione.
A distanza di un anno, la moglie e i figli dell’indimenticato Fabio mi hanno scritto per chiedere la possibilità di inserire sull’edizione odierna un necrologio. Hanno utilizzato parole dolcissime, che custodirò per sempre tra i ricordi più preziosi. Ne riporto un piccolo stralcio, che mi ha convinto a riproporre l’editoriale pubblicato un anno fa: «Cogliamo anche l’occasione, seppure tardivamente, di ringraziarla di cuore per il suo toccante articolo in ricordo di Fabio. La sua scrittura ci è arrivata nell’anima, sapendo descriverne con grazia e affetto la sua personalità discreta e forte nello stesso tempo».
Luca Colella
Fabio Papa, lo possono affermare senza timore di smentita i colleghi giornalisti che si occupano di cronaca giudiziaria, è stato un grande magistrato. Sue le inchieste che hanno riempito pagine e pagine dei quotidiani locali, ai tempi in cui chi, come me, abitava in periferia (a Venafro), aspettava fino a notte inoltrata, seduto davanti al “bar notturno”, il trasportatore che lasciava, in cambio del solito caffè, la mazzetta con le testate locali e nazionali. Internet non era quello di oggi, i social non esistevano, e i sistemi informatici non consentivano di coordinare indagini con la raffinatezza odierna. Papa, con una squadra di investigatori che ha fatto la storia del Molise – dalla Mobile della Polizia, passando per i nuclei operativi dei Carabinieri e quelli della Finanza – aveva il piglio dell’inquirente. Aveva il fiuto per i reati. Sin dal suo arrivo in Procura a Campobasso, è stato sempre sulla cresta dell’onda, distinguendosi per acume, competenza ed educazione. Gli organi di informazione, tutti, indistintamente, con lui hanno sempre avuto un rapporto speciale. Non si è mai sottratto alla richiesta di informazioni, anche delicate. Sapeva cosa lasciar trapelare nell’interesse del “caso” finito sotto i riflettori della stampa, indicando, quando le circostanze lo permettevano, la via da seguire ai cronisti.
Avere in rubrica il numero di Fabio Papa era una condizione indispensabile per chi voleva interessarsi di giudiziaria. Lui, con estremo garbo, non ha mai negato a nessuno di raggiungerlo. Quando proprio non poteva commentare o rendere noti particolari interessanti perché la riservatezza delle indagini non lo consentiva, sapeva trovare le parole adatte che servivano comunque a rendere esclusivo un articolo.
Fabio Papa è stato un magistrato eccellente, innegabile. Ma ancor prima è stato una persona perbene, un uomo riservato, dall’animo nobile e gentile. Anche quando lo Stato che lui ha sempre servito gli ha chiesto conto, ha mantenuto un atteggiamento da gran signore nei confronti dei colleghi che, per dovere di ufficio, sono stati costretti a farlo sedere dall’altro lato della scrivania e nei confronti di quella parte politica che in quel particolare momento traeva “giovamento” dalle vicissitudini giudiziarie. Vicende che – è oggi più che mai doveroso ribadirlo – lo hanno visto uscire indenne da accuse che avrebbero messo al tappeto chiunque. Assolto, con formula piena, in tutti i gradi di giudizio.
Non esiste risarcimento al mondo che possa restituire la dignità sottratta in anni di sospetti, che poi danno inevitabilmente luogo a pregiudizi, pettegolezzi, accuse gratuite. Fabio Papa, il magistrato Papa, ha camminato anche allora a testa alta e con quel suo sorriso buono che apriva il cuore.
La sua estrema disponibilità l’ho toccata con mano in un’altra giornata molto triste per la magistratura molisana. Era il 21 dicembre del 2014. Da qualche ora si era diffusa la drammatica notizia della scomparsa di Gianni Falcione, giovane giudice del Tribunale di Campobasso. Alle 11.25 scrissi al dottor Papa: «Salve, dottore. Se mi scrive un ricordo di Gianni Falcione, sono davvero lieto di ospitarlo su Primo Piano Molise».
Alle 12.10 mi rispose: «Non mi viene niente di meglio, sono addolorato».
Tracciò del collega un ricordo bellissimo, fuori dal comune. Uno scritto elegante che solo un animo generoso e sensibile è in grado di concepire e realizzare. Mi piace, immaginando Gianni e Fabio che passeggiano (e, ahimè, fumano) nell’immenso Tribunale Celeste, riportarne l’attacco: «Se ne va un eterno ragazzo, che ha affrontato con il suo inimitabile sorriso persino il terribile male che lo ha colpito anni fa, che ha combattuto con entusiasmo e speranza indomiti fino alla fine, che andava a lavorare anche quando stava malissimo, “per non dargliela vinta”, che consolava lui gli altri, che, come capita, erano imbarazzati e dispiaciuti per quel che stava accadendo».
La terra le sarà lieve, dottore. Sicuramente più lieve del male che il Molise le ha fatto. E che lei, dall’alto della sua raffinata intelligenza, ha perdonato.
Grazie per il bene che ci ha voluto, non era né scontato né dovuto.
Luca Colella
(Primo Piano Molise – 19 agosto 2023)