Confindustria ribadisce le critiche all’autonomia differenziata. L’attuazione della riforma del Titolo V, declinata nella legge Calderoli, sarà dannosa anche per le imprese, a cui serve «un Paese coeso» e «strategie territoriali di ampio respiro».
A parlare è il vicepresidente di C§onfindustria Molise Mauro Natale, che è anche vicepresidente nazionale della Piccola industria.
«Mentre a destra non si fa altro che sbandierare questa riforma come un’opportunità che si apre per tutte le Regioni, quindi anche quelle del Sud, di destinare le risorse finanziarie al proprio territorio senza alcuna direttiva o imposizione da parte del Governo centrale, andando quindi ad intervenire su ciò che si ritiene più meritevole di essere sviluppato, la sinistra, e quasi tutte le Regioni meridionali, vedono invece soltanto, e molto chiaramente, una drastica riduzione delle risorse disponibili nei propri territori e quindi la sostanziale impossibilità di finanziare alcunché, anche ciò che è necessario per la sopravvivenza delle Regioni stesse», descrive il quadro Natale.
Rispetto alla prima versione della legge, ammette, sono stati recepiti ulteriori principi, quali il rispetto dell’unità nazionale, la rimozione delle discriminazioni e delle disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio, il rispetto della coesione economica, sociale e territoriale, il rispetto dei principi solidaristici costituzionali, la garanzia dei diritti civili e sociali. È stato inoltre chiarito che i Lep devono essere garantiti equamente su tutto il territorio nazionale e nel rispetto dell’articolo 119 della Costituzione (la perequazione tra territori). «Un’aggiunta di non poco conto tra le finalità da perseguire con l’autonomia differenziata, poiché comporta conseguenze finanziarie per lo Stato. L’inserimento del principio di equità, che richiama non solo un concetto di uguaglianza delle prestazioni, ma anche di ripartizione delle relative risorse in base alle differenti caratteristiche territoriali, implica infatti che lo Stato debba farsi carico di intervenire ogniqualvolta una determinata prestazione (afferente a diritti civili e sociali) non rispetti tale principio, chiaramente nei limiti delle risorse disponibili», prosegue Natale. Ma il Sud è rimasto scettico, aggiunge.
«La legge Calderoli cerca di realizzare un compromesso e uno scambio con le altre Regioni, con la promessa dell’attuazione e finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep): a fronte della devoluzione di competenze alle Regioni, ci sarà il finanziamento dei Lep. Ma in questo modo non si scioglie, comunque, il nodo originario delle intere materie oggetto di negoziato. Oltre a sanità, istruzione e a qualche altra, ci sono le materie non Lep: infrastrutture, energia, ambiente, per citarne alcune. Politiche strategiche come queste sono necessariamente multilivello ed è ancor più evidente la irragionevolezza di uno spostamento integrale di competenze sulle regioni, del superamento di qualsiasi ruolo dello Stato e della disordinata moltiplicazione di diversi assetti su vaste porzioni del territorio, con le gravi conseguenze negative che denunciano gli economisti» ancora le parole del vicepresidente di Confindustria Molise.
Che non dimentica altre conseguenze, come «un aumento consistente delle tasse locali e un deterioramento della qualità istituzionale. Le Regioni più deboli economicamente dovranno necessariamente aumentare le imposte locali, ma non lo faranno più di tanto, un po’ per limiti oggettivi, un po’ per scongiurare il giudizio negativo degli elettori. Inoltre la frammentazione legislativa si scontrerà anche con la mancanza di competenze delle amministrazioni regionali, impreparate a gestire la nuova mole di norme da applicare sul territorio, norme per giunta diverse da regione a regione e quindi con l’impossibilità di seguire interpretazioni univoche. Da qui anche un aumento inevitabile del contenzioso. Queste criticità incideranno in maniera considerevole sugli investimenti privati, soprattutto quelli nuovi, che si concentreranno lì dove le imposte sono più basse e i servizi, anche pubblici, più efficienti».
I cittadini meridionali, perciò, «ben comprendono quanto sia dannosa questa riforma: non solo peggiorerà i servizi pubblici regionali, già abbastanza provati dalla carenza di risorse e di personale, ma in generale porterà ad un impoverimento diffuso, dovuto all’arretramento della competitività del sistema imprenditoriale».
Confindustria ha da tempo espresso perplessità, già prima che il testo venisse approvato. «Oggi, confermando quanto temuto, manifesta le proprie preoccupazioni soprattutto sulle modalità di attuazione della riforma, e ne sta monitorando l’evoluzione già dalle prime fasi, quando cioè dovranno essere raggiunte le intese tra lo Stato e le Regioni richiedenti l’autonomia. Alle imprese, così come alle persone, serve un Paese unito e coeso, dove la burocrazia sia ridotta al minimo e gli investimenti, pubblici e privati, possano essere programmati non su scala locale ma nell’ambito di strategie territoriali di ampio respiro, senza scontare inciampi normativi e visioni di sviluppo differenti nell’ambito di pochi chilometri quadrati.
Questo vale ancora di più – rimarca Natale – per una regione piccola e fragile come il Molise, dove nessuna crescita è possibile se non è inserita in un conteso più ampio, in una rete di investimenti e in partenariato con altri territori ed altre istituzioni, facenti capo ad un’unica strategia di sviluppo nazionale. Abbiamo bisogno quindi di semplificazione normativa, sia a livello nazionale che a livello locale, e di un alleggerimento delle tasse regionali, per ripristinare la competitività del nostro territorio, privo di risorse proprie da investire per lo sviluppo. Non crediamo che la nostra Regione possa farcela da sola e per questo saremo particolarmente attenti affinché l’attuazione di questa riforma non penalizzi ancor di più il nostro sistema imprenditoriale ed economico».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.