L’attestato pubblico di stima e apprezzamento che il governatore Francesco Roberti ha riservato a Molise Acque a margine di una conferenza stampa lunedì è servito di sicuro a sollevare il morale delle truppe di via Depretis.
L’azienda speciale presieduta da Stefano Sabatini in questi mesi ha innalzato al massimo il livello di operatività sopperendo spesso anche a criticità la cui soluzione non era di sua competenza diretta o comunque non esclusiva. D’altro canto, l’ex Erim ha struttura e mezzi per poter comunque intervenire.
Da aprile/maggio la siccità ha cominciato a creare disagi e problemi anche in Molise. E le proiezioni dei tecnici di Molise Acque hanno da subito individuato le probabili conseguenze nei mesi a venire. Le sorgenti sono infatti ai minimi di sempre. Lo scorso inverno non ha nevicato e già nel 2022-2023 le precipitazioni non erano state così copiose.
A inizio luglio, quindi, è stato riattivato il potabilizzatore del Liscione che ha dato manforte all’Acquedotto Molisano Centrale nella fornitura idrica per uso potabile alle utenze domestiche della costa nel periodo di maggiore afflusso nei centri del litorale molisano, Termoli in testa.
Nel frattempo, numerosi piccoli centri in zone diverse della regione hanno accusato il colpo: oltre al flusso ridotto per via del basso livello delle sorgenti, l’elevata dispersione per le reti comunali spesso ridotte a un colabrodo ha causato una crisi idrica senza precedenti. Le chiusure notturne, pianificate su suggerimento di Molise Acque, hanno evitato che la situazione degenerasse.
L’emergenza è scattata negli ultimi giorni a Campobasso dopo che l’azienda speciale, che si occupa di captazione e adduzione portando le risorse idriche fino ai serbatoi comunali oggi gestiti da Grim, ha comunicato (il 16 settembre per il 18) una riduzione del flusso nella misura del 30% che poi è diventata del 15%. La rete di distribuzione del capoluogo risale agli anni Cinquanta e presenta una dispersione del 66%, elemento che è stato determinante – insieme probabilmente alla necessità di attivare le chiusure notturne prima di quando sono state avviate – per la crisi che ha visto i rubinetti a secco, venerdì scorso, dalle 15 alle 6 del giorno successivo.
Sabato, poi, Molise Acque è intervenuta con una fornitura straordinaria per Campobasso, utilizzando in sostanza il serbatoio di Monteverde per alimentare il capoluogo. Ma si tratta di una misura che non può diventare la regola perché resterebbero scoperti altri centri (forse non è un caso che a Baranello e Bojano sono aumentate le chiusure notturne).
Aprire e chiudere il flusso che dai serbatoi porta l’acqua nelle case, inoltre, può provocare rotture in una rete, come già evidenziato, abbastanza fatiscente. È un’operazione non semplice e non ci sono ancora a disposizione dispositivi controllati da remoto che, secondo gli esperti, ridurrebbero il rischio di danni. E una rottura si è registrata, infatti, nel fine settimana nella zona industriale. Dove hanno lavorato senza sosta, insieme alla Grim, operai e tecnici di Molise Acque.
Dal punto di vista delle regolazioni e della gestione dell’emergenza, il presidente Sabatini ha preso parte anche alla riunione promossa dal consigliere delegato al servizio idrico Massimo Sabusco lunedì mattina. Sul tavolo anche l’ipotesi di riduzione del flusso alla Campania, nei limiti di quel che prevedono la legge e il contratto.
Uno sforzo imponente, dunque. Che è stato riconosciuto pubblicamente dal governatore. Sulle prossime mosse e su quel che dobbiamo aspettarci in questo autunno maggiori dettagli nella conferenza stampa che domani mattina si terrà in via Depretis alle 10.30.

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