I genitori di Walter (nome di fantasia) continueranno a occuparsi di lui passo passo, continuativamente, con lo stesso amore di prima. Ma con un tarlo in meno nella coscienza perché dal giudice si sono visti riconoscere un diritto. Un diritto per cui hanno dovuto lottare.
La sezione Lavoro e Previdenza del Tribunale di Campobasso ha accolto il ricorso curato dagli avvocati Carmelina Salvatore – che da anni si occupa di questioni previdenziali riguardanti i minori davanti agli uffici giudiziari di tutta Italia – e Nicola De Pascale per la mamma e il papà di questo bimbo di quattro anni affetto dal diabete mellito di tipo 1. L’Inps è stata condannata a corrispondere l’indennità di accompagnamento e non quella di frequenza come era stato stabilito dalla commissione medica, il cui verbale è stato impugnato.
Chi ha in famiglia un diabetico sa di cosa stiamo parlando. E sono sempre più i bambini che ne sono affetti. Walter deve effettuare la terapia insulinica a colazione, pranzo, a merenda e a cena. Attività per cui è imprescindibile la presenza dei genitori, anche a scuola. Deve misurare la glicemia più volte al giorno. Per i legali, sussistono le condizioni per riconoscere l’accompagnamento, un sostegno economico – definisce la legge 18/1990 – a favore di mutilati e invalidi civili totalmente inabili per affezioni fisiche o psichiche nei cui confronti le apposite commissioni sanitarie abbiano accertato che si trovano nell’impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, abbisognano di una assistenza continua.
Proprio quest’ultima frase descrive, per gli avvocati Salvatore e De Pascale, la situazione del minore diabetico.
A sostegno della loro tesi, dal punto di vista della giurisprudenza, ci sono una sentenza della Cassazione del 2006 e un’ordinanza del 2023 pronunciata, sempre dalla Suprema Corte, sul caso di un minore con diagnosi da diabete mellito insulino-dipendente. «L’incapacità richiesta per il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento – si legge nel pronunciamento – non è commisurata al numero degli elementari atti giornalieri, ma alla loro incidenza sulla salute del malato e sulla sua dignità come persona. Anche l’incapacità di compiere un solo genere di atti può attestare, per la rilevanza di questi ultimi e l’imprevedibilità del loro accadimento, la necessità di una effettiva assistenza giornaliera».
Non c’è dubbio che fra questi atti si possa ricomprendere la somministrazione della terapia insulinica, hanno evidenziato nel ricorso contro il verdetto della commissione. Non ha avuto perplessità neanche il consulente tecnico d’ufficio nominato dal Tribunale. A causa della malattia, ha evidenziato nella sua relazione, la vita del bambino è stata stravolta, si pensi solo ai controlli capillari della glicemia, anche di notte, e alle numerose iniezioni di insulina. Tutte attività che non possono essere compiute, da solo, da un bambino.
Il giudice Laura Scarlatelli ha quindi decretato l’accertamento dei requisiti per l’indennità di accompagnamento dal momento della domanda.
Una decisione che pone il Tribunale del capoluogo molisano all’avanguardia e che apre una strada importante ad altre famiglie che vivono lo stesso problema e oggi sanno che possono rivolgersi con maggiore fiducia alla magistratura.

ritai

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