Che il Giorno della Memoria, che ricorre oggi, «sia per tutti un’occasione di riflessione e meditazione per condannare il male del passato, ma anche per sviluppare una civiltà progredita e capace di creare una società libera, giusta, solidale e improntata, pur nel rispetto delle singole diversità, alla concordia e collaborazione tra popoli, religioni, ideologie e fazioni politiche».
Così il presidente del Consiglio regionale del Molise Quintino Pallante in uno dei passaggi del suo messaggio istituzionale.
«Quei ricordi – ha aggiunto – debbono dare all’odierna società gli anticorpi per spegnere i molti focolai del sempre attivo virus dell’antisemitismo e dell’odio razziale o religioso, se non politico o ideologico. Focolai che si sono accesi e che divampano non solo nelle zone direttamente coinvolte nei conflitti, ma anche in diversi strati e ambienti culturali e politici delle società occidentali. L’uomo, nel suo peregrinare nella storia, è perennemente in balia di sé stesso e dei suoi fantasmi, ha bisogno di ricordare i buoni esempi di cui è stato artefice per combattere i propri demoni».
La memoria di quanto avvenne nella prima metà degli anni ’40 del 1900 «ci consente di fissare in una storia auspicabilmente condivisa – ancora Pallante – coloro i quali furono coinvolti direttamente, ponendo in essere con inedita efferatezza determinate azioni persecutorie e tese alla totale eliminazione sociale e fisica della razza ebraica, di oppositori militari e politici, ma anche di zingari, malati di mente, omosessuali e quant’altro, in una visione distorta e patologica di una civiltà moderna e progredita, si possa ritenere diverso». Soprattutto – ha concluso – «questo Giorno ci consente di avere consapevolezza certo di come alcuni uomini possano essere così feroci e privi di ogni scrupolo morale, ma ci permette però anche di avere ricordo e consapevolezza di come, proprio in quei tristi anni di persecuzioni e violenze, un numero infinito di persone semplici, appartenenti ad ogni classe sociale, religione, ideologia, cultura e genere, rischiarono la propria vita, e quella delle loro famiglie, per nascondere e sottrarli ai rastrellamenti, e salvarne di fatto la vita, a donne, uomini, bambini e anziani di religione ebraica e ad altri perseguitati, alcune volte totalmente sconosciuti».

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