Tutta Italia è “appesa” al verdetto atteso dal Consiglio di Stato sul decreto per le aree idonee in cui realizzare impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.
Anche la Regione Molise, dunque, che però nonostante criticità e difficoltà legate non da ultimo – anzi forse principalmente – alla carenza di personale da dedicare al Servizio e grazie alla collaborazione, fra gli altri, dell’Università degli studi del Molise ha quasi pronta la bozza di nuovo piano energetico regionale.
Siamo pronti, ha detto al convegno organizzato da Legambiente, Gal Molise verso il 2000 e Unimol, il direttore d’area Gaspare Tocci intervenuto per l’assessore Andrea Di Lucente. Siamo sufficientemente pronti, ha leggermente corretto il professore Giuseppe Vanoli, ordinario di Fisica tecnica dell’ateneo molisano (candidato a diventarne rettore, ma al convegno di ieri non era questo il suo ruolo) e coordinatore del gruppo di lavoro che sta  supportando la Regione per quanto riguarda proprio l’individuazione delle aree idonee (mentre l’elaborazione del piano è affidata alla società Rse).
Insieme a rappresentanti di organizzazioni di categoria e stakeholder, dopo l’introduzione di Adolfo Colagiovanni (Gal) e di Andrea De Marco (Legambiente Molise) lo stato del dibattito su produzione energetica e direzione da prendere in relazione alle fonti rinnovabili.
Le conclusioni sono state affidate al prof di Sapienza Livio de Santoli, molisano di origine e redattore del piano energetico ancora in vigore ma datato ormai dieci anni fa. Perché scommettere sulle rinnovabili, la domanda. Perché conviene sotto molteplici aspetti, la risposta di De Santoli. «Non è solamente una questione di legge dello Stato e di cambiamento climatico. Ma per un territorio fare le rinnovabili ha grandissimi vantaggi. Il primo in assoluto – ha spiegato De Santoli – è quello dello sviluppo industriale. Faccio un esempio: in Molise c’è un parco eolico offhore, fatto malissimo, enorme, sviluppato male, tutto quello che vogliamo. Ma magari, lavorandoci un po’, riducendolo e parlando col territorio si può far capire al territorio i vantaggi in termini di sviluppo industriale in una situazione come quella di Termoli dove i posti di lavoro si stanno perdendo. Si calcola che per ogni posto di lavoro perso con le fonti fossili ce ne sono tre nuovi. Secondo punto, quindi, l’occupazione. E terzo, quello più importante di tutti, il costo dell’energia. Noi in Italia abbiamo i costi energetici più alti d’Europa, l’Europa è il macro continente che ha i costi dell’energia più alti perché riceve fonti energetiche, ne ha pochissime. Con le rinnovabili i costi scendono, ci sono esempi, per dirne uno – ha concluso – la Spagna».

r.i.

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