Tra le regioni che potrebbero essere maggiormente penalizzate dall’introduzione dei dazi voluta dall’amministrazione Trump c’è il Molise, territorio nel quale la dimensione economica dell’export è fortemente condizionata da pochi settori merceologici.
Ad analizzare la situazione è l’Ufficio studi della Cgia che si è basato sulla misurazione dell’indice di diversificazione di prodotto dell’export.
La regione che a livello nazionale presenta l’indice di diversificazione peggiore è la Sardegna (95,6%), dove domina l’export dei prodotti derivanti della raffinazione del petrolio. Seguono il Molise (86,9%), caratterizzato da un peso particolarmente elevato della vendita dei prodotti chimici/materie plastiche e gomma, autoveicoli e prodotti da forno e la Sicilia (85%), che presenta una forte vocazione nella raffinazione dei prodotti petroliferi. Nel 2024 l’export del Molise si è attestato 1.292 milioni di euro (dato non definitivo). A livello provinciale, la migliore performance si è registrata a Campobasso (1.088 milioni), 204 milioni il volume delle esportazioni di Isernia.
Sui dazi Usa è intervenuto ieri anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Nuove nubi sembrano addensarsi all’orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico, che danneggerebbero in modo importante settori di eccellenza come quelli del vino e dell’olio», ha detto intervenendo al 44mo Forum della cultura dell’olio e del vino della Fondazione italiana Sommelier a Roma.
«Produrre per l’auto-consumo – ha aggiunto il Capo dello Stato – ricondurrebbe l’Italia all’agricoltura dei primi anni del Novecento. Legittimamente le associazioni dei produttori esprimono preoccupazione per le sorti dell’export. Misure come quelle che vengono minacciate darebbero, inoltre, ulteriore spinta ai prodotti del cosiddetto “italian sounding”, con ulteriori conseguenze per le filiere produttive italiane, non essendo immaginabile che i consumatori di altri continenti rinuncino a cuor leggero – ha detto ancora – a rincorrere gusti che hanno imparato ad apprezzare».
«Commerci e interdipendenza sono elementi di garanzia della pace. Nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace. Avete saputo mettervi insieme, misurarvi con la crescente dimensione internazionale, senza timore di mercati prima sconosciuti e in cui, oggi, i prodotti italiani sono leader. Il futuro – ha concluso Mattarella – non si costruisce vivendo di nostalgie. Varrebbe anche per gratuite tentazioni di nostalgia alimentare: oggi i cibi sono sicuramente più salubri e controllati di un tempo».

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