La spinta a “realizzare” il Pnrr l’ha data anche con l’inversione di un paradigma: il finanziamento da Bruxelles arriva quando è stato raggiunto il risultato. Non prima, non a monte.
E come sta andando? Come è andata, visto che la deadline è il 2026. Praticamente “dopodomani”.
In Molise si poteva fare di più, parola di Carlo Alberto Manfredi Selvaggi.
Il punto, rispetto all’impatto sul Molise, nel convegno organizzato nella Biblioteca d’ateneo da Unimol, Fondazione “Lello Lombardi” e Direzione Educazione e Ricerca del ministero della Cultura.
Relatori di spessore, per uno si può utilizzare senza timore di offendere gli altri l’espressione “d’eccezione” essendo un magistrato molisano che ha scalato la Corte dei conti fino a Lussemburgo, per un confronto che ha offerto una visione complessiva, risultato di inquadrature da più angoli di osservazione. Tra gli altri, i prof Giovanni Cerchia, Michele Dellamorte e Ilaria Zilli, il presidente della Fondazione Lombardi, Giovanni Pirone, il direttore di Sviluppo Italia Molise, Renato D’Alessandro.
«Per quanto riguarda l’Università, il Pnrr ha rappresentato una grande opportunità. Ci ha consentito di aprire tanti nuovi fronti di ricerca e di sviluppo, e anche quello che ruota intorno all’università, come le startup e le aziende, ha trovato grande beneficio. La scommessa – ha declinato al futuro il rettore Luca Brunese – è rendere questo impatto, ora temporaneo, definitivo. L’utilizzo del Pnrr come vero volano, e non semplicemente come occasione saltuaria, è la grande scommessa del sistema Paese in realtà, non solo del sistema universitario, ed è una sfida per la quale tutti ci stiamo in qualche modo attrezzando».
Tra i progetti portati avanti dall’ateneo con le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza, il partenariato di Age-It, «dove siamo – ha spiegato il rettore – insieme a 12 atenei, capofila l’Università di Firenze. Nei partenariati sono state poche le università delle nostre dimensioni a trovare spazio, quindi già questo è motivo di grande orgoglio. Ma il tema della demografia e dell’invecchiamento, e delle scommesse della società italiana per l’invecchiamento della popolazione secondo me è di particolare rilievo. È il vero tema dello sviluppo di domani. C’è stata una iniziativa da parte del partenariato di creare un Istituto italiano per l’invecchiamento, che da noi non c’è e c’è invece in altri Paesi europei. È un’iniziativa che al ministro della Salute è piaciuta molto quindi è possibile che il partenariato trovi realmente uno sbocco futuro già negli anni a valle immediatamente della fine del Pnrr».
Quindi, l’osservatorio di Carlo Alberto Manfredi Selvaggi: magistrato contabile, consigliere giuridico di cui si sono avvalsi ministri in passato, poi “mister Pnrr”, coordinatore cioè della cabina di regia sul Piano, chiamato a Palazzo Chigi dall’allora ministro Fitto (oggi vicepresidente esecutivo della Commissione Ue), fino a un anno e mezzo fa.
Nessuna anticipazione sulla spesa, essendo ormai componente della Corte dei conti europea. Ma valutazioni interessanti, sia da alto rappresentante della classe dirigente Ue sia da cittadino della XX Regione. Manfredi Selvaggi ha richiamato la conferenza di martedì a Lussemburgo sul futuro delle politiche di coesione. «Proprio in quella sede si è parlato, io stesso sono intervenuto sul punto, di quanto sia importante il finanziamento europeo, specialmente per quanto riguarda le politiche di coesione per superare le disparità regionali e da molisano devo dire che una delle maggiori disparità si ha proprio in questa regione rispetto ad altre aree italiane ed europee che invece sono più avanti».
E ha proseguito: «Sulla spesa le criticità che la Corte dei conti europea ha sempre evidenziato sono quelle riguardanti l’assorbimento perché si fa presto a dire vogliamo finanziamenti europei, poi magari questi finanziamenti non vengono spesi o non vengono spesi secondo livelli di qualità ed efficienza che sono invece necessari. Sul Pnrr ancora di più perché, è una cosa che non è passata molto in questi anni e di questo sono particolarmente dispiaciuto, non c’è un finanziamento a monte ma il finanziamento viene soltanto a valle una volta che vengono raggiunti i target e i milestone previsti».
Ma in Molise come è andata, la domanda che Manfredi Selvaggi non ha potuto e voluto evitare. «Non ho un quadro molisano perché a livello nazionale i progetti non si distinguono in base alla regione di provenienza e ancor di meno a livello europeo. Da cittadino, andando in giro e osservando, credo che qualcosa in più si sarebbe potuto fare ma è solo un’opinione da cittadino».
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