Come promesso, come annunciato. Come da “chiamata alla mobilitazione”: venite col trattore ma anche a piedi, l’appello di Fernando Ciocca ai colleghi agricoltori, e così è stato.
Gli aderenti al Comitato Allevatori e Agricoltori del Territorio hanno sfilato ieri mattina dalla pineta di San Giovannello alla sede del Consiglio regionale per protestare contro la mancata soluzione dell’emergenza cinghiali, animali selvatici che stanno causando danni ingenti ai raccolti e alla zootecnia, e contro l’istituzione del Parco nazionale del Matese, per il quale chiedono di cambiare almeno la perimetrazione.
A incontrarli, davanti a Palazzo D’Aimmo, la consigliera regionale di maggioranza Stefania Passarelli, poi è stato programmato un vertice con una delegazione.
A dar voce alla disperazione degli agricoltori, oltre a Ciocca, il presidente del Comitato Guglielmo Lauro.
«I cinghiali in campagna – ha dichiarato durante il corteo – ormai stanno invadendo tutte le terre. Il Parco poi è diventato un serbatoio per la fauna selvatica, e già oggi vediamo i cinghiali dentro Campobasso. Dopo l’approvazione del Parco del Matese, ci troveremo sommersi da cervi, lupi e altri animali, già ora fuori controllo. Figuriamoci domani».
Accuse sono piovute alla politica, di qualsiasi colore, perché – secondo il Comitato – ha calato dall’alto l’istituzione dell’area protetta sul Matese, senza consultare gli agricoltori e senza rispettare i diritti legati alla proprietà privata. «La terra è di chi l’ha ereditata con sacrificio, magari da un bisnonno emigrato in Svizzera per comprarla. Ora ci ritroviamo con restrizioni e vincoli che ci vengono calati addosso, mentre parlano di tutela ambientale. Ma cosa vogliono tutelare? Noi l’ambiente lo abbiamo già tutelato», le rivendicazioni dei manifestanti in via IV Novembre.
Il problema non è rappresentato solo dai danni, comunque ingenti, ma anche dal lungo iter per i ristori e dal quantum. «Un vitello ce lo pagano 300 euro dopo l’attacco di un lupo – ha riferito Lauro –, una cifra che non copre nemmeno il fieno che ha mangiato la vacca d’inverno».
Il Comitato ha denunciato poi il mancato aggiornamento dei prezzi per i risarcimenti relativi ai danni causati da animali selvatici e l’impossibilità di sostenere economicamente le aziende agricole sotto pressione da parte di norme ambientali «che penalizzano proprio chi lavora per il territorio».
«Se vogliono che ce ne andiamo – ha concluso il presidente del Comitato – ce lo dicano chiaramente. Ci paghino ciò che ci devono e andremo all’estero. Ma che smettano di illuderci con promesse e parole vuote. Non accetteremo che la nostra terra venga svenduta per qualche poltrona». La protesa si è chiusa con l’annuncio di altre iniziative anche di livello nazionale: «Siamo pronti a manifestare al ministero dell’Ambiente. La nostra battaglia non si ferma qui».

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