Sette anni di screening, poi l’Agenzia delle Entrate ha tirato le somme. E nel finale di partita l’ente ha attribuito a più di 492mila immobili una rendita presunta di 288 milioni di euro.
Nel complesso l’attività di controllo sui fabbricati sconosciuti al Catasto ha fatto emergere, su più di 2,2 milioni di particelle del Catasto Terreni, oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non censite. Di queste, 769mila hanno trovato una rendita catastale definitiva, a 492mila invece ne è stata assegnata una presunta. Nel caso anche queste rendite fossero confermate il maggior gettito quantificato dal Dipartimento delle Finanze si aggira sui 589 milioni di euro. In realtà non sarà automatico, perché si tratta di capire se si è di fronte a veri e propri abusi edilizi o a fabbricati i cui proprietari sono, per esempio, defunti o emigrati.
È al Sud che si concentra, comunque, il maggior numero di immobili ‘fantasma’. Il primato spetta alla Sicilia che, con 176mila 772 unità immobiliari si piazza al primo posto tra le Regioni italiane per numero di fabbricati sconosciuti al Catasto. Seguono la Campania, con 170mila 697, la Calabria con 143mila 875 e la Puglia con 101mila 373. Il Lazio, con 96mila 541 unità immobiliari ‘fantasma’ stacca la Lombardia dove se ne contano 59mila 346. In Valle d’Aosta appena 543 fabbricati sono risultati sconosciuti al Catasto. Seguono il Friuli Venezia Giulia con 7mila 531, il Molise con 12mila 558, la Liguria con 12mila 729 e l’Umbria che si ferma a quota 30mila 815. In questi ultimi casi se i numeri vengono messi a paragone con l’estensione delle regioni e il loro patrimonio immobiliare complessivo diventano una spia seria.

 

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