Il lungo corteo ha mosso i primi passi intorno alle 10 da piazza San Francesco concludendo la protesta in piazza Municipio dove gli studenti del capoluogo di regione hanno chiesto al governo regionale di ammodernare la legge per il diritto allo studio “vecchia di cinquantanni” e a quello nazionale di invertire la rotta tracciata dai precedenti esecutivi che hanno pensato solo a tagliare, risparmiando dove le altre nazioni continuano invece ad investire.

“Non c’è più tempo, il domani sta passando” la scritta che campeggia sullo striscione che fa da apripista, seguito da altri cartelli con gli slogan più disparati ma che vanno tutti nella medesima direzione: cambiare marcia ed investire per garantire un futuro migliore ai giovani attrraverso la cultura e la formazione.

In tal senso, i dati forniti dall’unione degli studenti del Molise sono impietosi: “In Italia – si legge nel comunicato stampa – la spesa per l’istruzione è ferma al 4,9% del Pil, mentre nei paesi del nord Europa si arriva ad investire anche l’8,3%. L’Italia è inoltre l’unico paese dell’area Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente. L’abbandono scolastico si attesta al 17,6% quando l’obiettivo della strategia Europa 2020 prevede una riduzione del tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10% e un aumento al di sopra del 40% della percentuale di giovani laureati, percentuale ferma al 21,7%”.   

“Tutti gli indici forniti dall’Ocse che riguardano l’Italia sono inferiori a quelli delle altre nazioni d’Europa” afferma Davide Berardini dello scintifico Romita.  

Ma i ragazzi delle scuole superiori di Campobasso hanno acceso i riflettori anche sul problema sicurezza. “Non ci sono dati certi, in alcune scuole si fa lezione anche negli scantinati – racconta Lorenzo Sparvieri del liceo Galanti –  inoltre sono pochissimi gli istituti in possesso dei certificati antisismici”. 

In merito alla protesta è intervenuto l’assessore regionale all’Istruzione Michele Petraroia che ha citato Galileo Galilei “Eppur di muove” per replicare alle motivazioni che hanno spinto gli studenti a scendere in piazza. 

In una nota, Petraroia ha elencato 15 interventi “adottati in sei mesi con un percorso condiviso di concertazione con i sindacati della scuola, i Comuni, l’Anci, le Province, il Provveditorato agli studi, le rappresentanze studentesche e le associazioni che rappresentano solo un’inversione di tendenza e sono poca cosa rispetto ai ritardi accumulati in venti anni di abbandono della scuola pubblica”. Petraroia ha aggiunto che condivide “le ragioni degli studenti, che c’è ancora tanto da fare, ma qualcosa comincia a muoversi”.

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