Gli innocenti che muoiono per l’inquinamento nella Terra dei fuochi; gli immigrati che affogano quando sono ormai in vista della sponda della speranza; i bambini, le donne, i nuovi schiavi vittime della tratta degli esseri umani; quanti cercano nella morte la salvezza dalla disperazione di non poter portare il pane a casa; i cristiani perseguitati e torturati per la loro fede; i detenuti nelle carceri superaffollate; i malati terminali sulla cui pelle spesso altri speculano. “Sono loro i nuovi Crocifissi – dice all’Osservatore Romano monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, autore delle meditazioni per la Via Crucis presieduta dal Papa – loro i protagonisti della vere meditazioni della Via Crucis proposte da Papa Francesco nel suo ministero quotidiano”. Nel centro della Capitale 800mila fedeli, 61 delegazioni straniere, 19 capi di stato e 24 primi ministri. Un’affluenza triplicata rispetto alle precedenti 40 edizioni. 

“Ho cercato di mettere in evidenza il volto di Cristo e il volto dell’uomo – spiega ancora Bregantini -. Di far risaltare, cioè, la dignità della persona ferita dal peccato, dal dolore e dalla morte, illuminata però dal volto di Gesù. Ogni stazione, infatti, è concentrata attorno a una ferita del mondo di oggi. Ho descritto proprio alcune situazioni concrete. Alla luce delle singole stazioni possiamo trarre una forza grande per affrontare in maniera piena le varie difficoltà e attingervi coraggio e speranza per il futuro”. Quelli trattati nelle meditazioni, dice ancora mons. Bregantini, “sono tutti temi tratti dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium. È il filo conduttore di tutto il cammino. In effetti, la vera meditazione della Via crucis la fa Papa Francesco con la sua catechesi quotidiana, con i suoi interventi e con i suoi gesti”. “Ho cercato di farmi interprete di alcuni problemi di oggi, vissuti alla luce della fragilità umana – aggiunge -: il peso della crisi, gli immigrati, i malati, specialmente quelli terminali e quanti muoiono per l’inquinamento della Terra dei fuochi. Ma anche l’esperienza del carcere, della tortura, della solitudine. Realtà di ogni giorno redente però dalla croce portata da Gesù”. 

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